Dopo l’ultima esperienza del 2013 che aveva visto emanare i corsi pas, rivolti ai docenti che potevano vantare almeno tre annualità di servizio, la politica aveva scelto di chiudere con questa esperienza. Le vicende successive relative all’esigenza di stabilizzare i docenti con 36 mesi di servizio non abilitati della III fascia delle graduatorie di istituto, hanno prodotto due orientamenti di pensiero. Da un lato c’è stato accordo con soddisfazione la decisione del nuovo governo di aprire ai docenti precari. Dall’altro si sono schierati i convinti assertori del merito che hanno bollato come sanatoria i nuovi corsi pas aperti anche ai docenti di ruolo.

In redazione è giunta la lettera della Prof.ssa Piera Ceccarelli che riproponiamo integralmente di seguito.

La lettera

PAS O NO PAS: CHE DILEMMA!

 

Dopo anni di attesa e di fervido impegno per chiedere la stabilizzazione, i precari di terza fascia con servizio della scuola hanno accolto con speranza e gioia la notizia dell’accordo siglato il 24 aprile scorso tra governo, nelle persone del presidente del consiglio,  Giuseppe Conte, il cui intervento è stato fondamentale,  e del Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, e i sindacati, ai quali va il sentito riconoscimento di un’azione congiunta unitaria mai vista prima a favore dei docenti precari.  Gli incontri successivi hanno fatto emergere una proposta che si è concretizzata l’11 giugno scorso. L’accordo prevede una procedura riservata e semplificata  che dà accesso al 50%  dei posti disponibili per il concorso ordinario e un percorso abilitante speciale senza selezione in ingresso. ll PAS sarà:

-aperto a tutti i docenti con tre annualità di servizio nelle scuole statali, paritarie e percorsi di istruzione e formazione professionale limitatamente all’obbligo scolastico

-attivato entro e non oltre il 2019

-articolato su più cicli annuali

-aperto alla partecipazione anche del personale di ruolo e dei dottori di ricerca.

La procedura del concorso straordinario finalizzata alla stabilizzazione prevede:

-l’accesso mai docenti con tre annualità di servizio nella scuola statale maturate negli ultimi 8 anni

-il requisito di avere svolto almeno un anno di servizio nella classe di concorso specifica per la quale si concorre

-la valorizzazione del servizio prestato

-una prova scritta computer based

-una prova orale non selettiva

La procedura conferirà a tutti i vincitori l’abilitazione. Così recita il comunicato sindacale. Il passaggio mancante, a questo punto, era l’inserimento dell’emendamento nel Decreto Crescita e la successiva approvazione delle Camere. Il 19 giugno  si è assistito ad una brusca frenata dell’iter che è sempre stato sostenuto dal Ministro Bussetti : in mattinata alcune note testate giornalistiche hanno diffuso la notizia (rivelatasi poi falsa) che alcuni esponenti del Movimento Cinque Stelle avrebbero osteggiato l’inserimento dell’emendamento nel Decreto. Pronta è stata la risposta del Movimento che in un comunicato ha espressamente dichiarato : “Smentiamo categoricamente la notizia secondo la quale il movimento 5 Stelle avrebbe bloccato l’inserimento nel Decreto Crescita del piano straordinario per il reclutamento dei precari della scuola e dunque dei cosiddetti PAS.” E più avanti: “Ci siamo sempre detti disponibili a trovare la migliore soluzione per una misura che parta dal merito e dal risolvere strutturalmente il problema del precariato storico nella scuola”. Purtroppo le fake-news contaminano anche il mondo  della scuola attraverso la cattiva informazione  diffusa da giornali anche accreditati. Da fonti ragguardevoli pare che necessiti più tempo per poter meglio costruire l’emendamento da presentare. Il Movimento 5 Stelle ha però poi dichiarato più avanti nel comunicato  diverse inesattezze che è il caso di rilevare: “ Riteniamo che i PAS non rappresentino una soluzione per due ordini di ragioni: continuano a produrre precariato, paradossalmente facendo sborsare anche migliaia di euro a questi aspiranti docenti, e per giunta aprono il varco agli speculatori della formazione, alcuni dei quali addirittura con sede all’estero”. Ora ci risulta che la maggior parte dei precari che avevano superato il PAS 2013 (l’ultimo bandito) siano stati o stiano per essere  immessi in ruolo tramite il superamento del concorso riservato 2018. Basterebbe comunque inserire coloro che hanno ottenuto esito favorevole in graduatorie a scorrimento da dove sarebbero immessi in ruolo qualora si liberino le cattedre. Viene quasi da sorridere laddove si parla di ingente esborso di denaro quando è stato da poco bandito TFA di sostegno a pagamento  (tra l’altro nemmeno abilitante) di cifre del tutto simili a quelle richieste per il PAS. Per quanto riguarda la speculazione della formazione questa sarà sempre alimentata dalla mancanza di procedure abilitanti e stabilizzanti da parte dei governi che ricordiamo non bandiscono né PAS né TFA dal 2014 e i concorsi effettuati (2012, 2016 e 2018) erano aperti ai soli abilitati. Un vuoto normativo increscioso  che ha condotto alla delicata e complessa situazione odierna.  Infine, i percorsi all’estero comportano spese ben più onerose di quelli nazionali in quanto i candidati devono sobbarcarsi oltre alle spese per l’abilitazione anche quelle di viaggi e soggiorno, quindi questa scelta è possibile solo per coloro in grado di affrontarla economicamente e non certo per la gran parte degli aspiranti insegnanti che devono sopravvivere. spesso lontani centinaia di chilometri da casa, con uno stipendio che è tra i più bassi in tutta l’UE. Continua poi il comunicato: “ La valorizzazione del merito e la qualità dell’offerta didattica sono i fari che orientano la nostra azione, e la risposta non è certo uno strumento speculativo che si ripercuote sulla pelle e sulle tasche dei precari lasciandoli spesso con un pugno di mosche in mano”. Il PAS non è di certo una sanatoria, come molti stanno ripetendo meccanicamente sui social e giornali, visto che lo svolgimento di  esami in itinere e della tesi finale, garantiscono selezione e qualità degli insegnanti che hanno superato  il percorso. Quanto al pugno di mosche in mano, di certo è la situazione più probabile per un precario di terza fascia non abilitato, non per chi si abilita che quantomeno e’ in possesso di un titolo da spendere e non si trova in una situazione di assoluto limbo. I docenti abilitati, in ogni caso, vengono chiamati per le supplenze  prima dei non abilitati e hanno sicuramente più probabilità di lavorare. Molti esponenti 5S a cui va il sentito ringraziamento e dei precari, stanno sostenendo le proposte sindacali e si auspica che come i sindacati stanno procedendo lavorando uniti e compatti anche le forze politiche  si concentrino sull’obiettivo comune di ridare dignità ai precari storici e di valorizzare il servizio pluriennale di questi professionisti della conoscenza della cultura che ogni anno tornano nelle aule a consentire il funzionamento della scuola e il diritto allo studio degli alunni.