Un articolo firmato da Corrado Zunino per ‘Repubblica’ illustra le 14 pagine del dossier che potrebbe cambiare la scuola pubblica italiana: un progetto che sta nuovamente mettendo contro le due forze politiche di maggioranza, Lega e Movimento 5 Stelle.
Cosa accadrà con la regionalizzazione?
In tema autonomia differenziata, la scuola reciterà un ruolo importanti, secondo le intese raggiunte da Luca Zaia (Veneto) e Attilio Fontana (Lombardia) con il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
L’Emilia Romagna chiede l’autonomia solo in relazione alla formazione professionale.
Secondo l’intesa, viene attribuita alla Regione interessata ‘potestà legislativa in materia di norme generali sull’istruzione’, secondo quanto indicato dall’articolo 117 della Costituzione. Ad esempio, la Regione Veneto avrà la possibilità di riorganizzare ‘il sistema educativo regionale‘ anche in relazione al ‘contesto sociale ed economico’. Potrà scegliere di intervenire sulla valutazione scolastica ‘introducendo ulteriori indicatori legati al territorio’. Da qui la possibilità che si possa dar vita ad una ‘pagella regionale’ con materie che potranno essere ispirate dal ‘contesto regionale’.
Zunino fa l’esempio dell’industria dell’occhiale, florida nel Bellunese, così che nelle scuole della provincia potranno essere introdotte delle discipline legate a questa specifica attività.
Formazione docenti
Secondo il nuovo progetto, la formazione dei docenti e le relative spese saranno decise dall’ente locale. Quindi, in base al rapporto istruzione-lavoro, ciascuna regione avrà la possibilità di definire i percorsi di apprendistato, la qualità dei Centri per l’istruzione degli adulti e il destino degli Istituti tecnici superiori (Its). L’alternanza scuola-lavoro, invece, resta di competenza dello Stato.
Il capitolo che, però, interessa maggiormente è quello legato alla gestione del personale scolastico.
I dipendenti dell’Ufficio scolastico regionale e degli Uffici d’ambito passano dal ministero alla Regione (se sono d’accordo), così i presidi, ‘che potranno optare per lo stipendio favorevole’.
Cosa accadrà, invece, per docenti, personale ATA ed educatori? Secondo la bozza del mese di maggio, questi ‘restano nei ruoli statali, salva diversa volontà espressa’.
Si tratta di una questione di particolare importanza che non mancherà di rivelarsi un pericoloso terreno di scontro con i sindacati.
Nasceranno le graduatorie locali, questione stipendi
Per quanto riguarda il precariato, spazio alle graduatorie locali. Si applicherà il ruolo regionale anche agli insegnanti non abilitati di terza fascia. ‘Sarà consentito’ il trasferimento dei docenti veneti verso altre Regioni. Per quanto riguardagli stipendi, i contratti integrativi regionali garantiranno aumenti quantificabili in 150-200 euro per i docenti che entreranno nel libro paga della regione.
Stesso discorso anche per presidi, DSGA e bidelli. Il Veneto potrà definire il ‘fabbisogno regionale di personale’ e distribuirlo. Sotto il controllo della Regione, passerebbero anche le scuole paritarie.