Strage di Via D'Amelio: per non dimenticare, il 27esimo anniversario
Strage di Via D'Amelio: per non dimenticare, il 27esimo anniversario

Ricorre quest’anno il 27esimo anniversario di una delle più tristi pagine della storia delle Repubblica italiana: la strage di Via D’Amelio. Il terribile attentato avvenne a Palermo il 19 luglio 1992. Oltre ad essere un magistrato esemplare, il giudice Paolo Borsellino, vittima di tale strage, è stata un’icona della legalità.

Strage di Via D’Amelio: l’eredità morale di Borsellino

Paolo Borsellino affermava che solo tramite una rivoluzione culturale si sarebbe stati in grado di distruggere il male mafioso. Non a caso, prima della sua morte, Borsellino passò alla scuola il testimone per la lotta alla mafia. Scriveva, infatti, di essere ottimista nel vedere come “verso di essa i giovani, siciliani e no, hanno oggi un’attenzione ben diversa da quella di colpevole indifferenza che io mantenni fino a 40 anni”.

Paolo Borsellino aveva profetizzato come questi giovani, una volta cresciuti, avrebbero avuto una forza maggiore nel reagire, rispetto alla generazione a cui il giudice stesso apparteneva. La sua visione divenne realtà fin da subito. I funerali di Borsellino vennero trasmessi in numerose scuole siciliane: le bare, i palazzi sventrati e gli altri orrori generati dalla mafia risvegliarono in quegli ex ragazzi (oggi 40enni) forte sgomento dinanzi alle amarezze della Sicilia, che tanto contrastano con l’armonia e la bellezza di una simile terra.

La stessa che ha ospitato la culla della Magna Grecia e che ha dato natali a poeti, filosofi ed autori indimenticabili quali Teocrito di Siracusa, Giovanni Verga e Luigi Pirandello.

La missione del CNNDU

Il Coordinamento Nazionale dei docenti dei diritti umani mantiene vivo il ricordo nelle scuole del giudice Paolo Borsellino e di come, da impavido servitore dello Stato, ci ha insegnato come la mafia esiste, seppur non si fa sentire e non è un fenomeno territoriale. Per debellare un simile cancro occorre una sinergia tra società e istituzioni statali. Ricordiamo come la legalità non possa ridursi a solo rispetto della legge, ma debba essere considerata come un ligio rigore morale.

Il diritto all’educazione civica

Nell’ultimo comunicato da parte del CNNDU, viene fatto notare come, nonostante tutto, lo studio del diritto e dell’educazione civica, purtroppo, è ancora tenuta in poca considerazione all’interno delle scuole. Questo, nonostante il preoccupante aumento della criminalità.

Come ricorda il CNNDU gli insegnanti della classe di concorso A046 devono essere quelli da tenere massimamente in considerazione per assurgere alla rivoluzione culturale e morale dettata dal giudice Borsellino.