Autonomia differenziata
L'autonomia differenziata è essenzialmente una riforma finanziaria che però deve essere rispettosa della Costituzione.

Autonomia differenziata, l’intervento della Corte dei Conti (audizione) che analizza la richiesta delle tre regioni dal punto di vista finanziario e costituzionale. Interessanti i rilievi che non potranno essere ignorati dalla politica.

Autonomia differenziata, innanzitutto una riforma finanziaria 

Autonomia differenziata è una riforma non solo culturale o istituzionale. Coinvolge non pochi aspetti finanziari. Quindi le considerazioni della Corte dei Conti risultano indispensabili alla politica per comprendere quali aspetti eventualmente confermare, ricalibrare o accantonare.
Ieri 17 luglio la magistratura contabile  in audizione parlamentare ha espresso “il proprio avviso in merito ai procedimenti avviati dalle Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto in tema di autonomia differenziata, ai sensi dell’art. 116, terzo comma, della Costituzione. Trattasi di complesse tematiche di estremo rilievo istituzionale relativamente alle quali la Corte intende fornire, sotto i profili di propria competenza attinenti alla materia finanziaria ed alla contabilità pubblica, il richiesto contributo di riflessione al prezioso dibattito che si sta svolgendo presso detta Commissione.”

Autonomia differenziata, l’efficacia e l’efficienza due importanti criteri 

La relazione si apre con la conferma di come “l’Istituto abbia sempre riservato grande attenzione ai processi che possono accrescere l’efficienza e l’efficacia delle gestioni, nonché potenziare il raccordo tra l’utilizzo delle risorse e le specifiche e, a volte, peculiari esigenze delle comunità locali.
Ora l’attribuzione  di  ulteriori funzioni e competenze dovrebbe essere riconosciuta alle Regioni che si dimostrino in grado di esercitarle con un grado di efficienza operativa superiore rispetto alla gestione accentrata.” 
Il sistema formativo non è estraneo al quadro delineato. Il D.lvo 29/93, la legge  59/97 e il D.P.R.275/99 (autonomia scolastica) hanno messo in relazione  la scuola con i suddetti criteri, tanto che molti commentatori evidenziano la sua trasformazione  in azienda.

I rilievi della magistratura contabile

Senza entrare troppo nello specifico e quindi nell’analisi di elementi contabili e finanziari,  la Corte dei Conti fa presente che “le richieste delle Regioni sono finalizzate, infatti, ad estendere la potestà legislativa regionale sugli ambiti di competenza concorrente, sostanzialmente per rinegoziare nuovi “spazi” di intervento.
A questo occorre aggiungere che ” se è possibile trarne un elenco delle materie generali su cui saranno riconosciute a ciascuna Regione forme di autonomia rafforzata, non è dato, invece, di conoscere ancora i contenuti effettivi delle specifiche funzioni conferite.”, ponendo però attenzione, prosegue la magistratura contabile, alla “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere  garantiti su tutto il territorio nazionale

Rispetto  di alcuni inderogabili principi come l’uguaglianza  e l’equità

L’attribuzione di competenze esclusive allo Stato che sostanzia  l’art 3 della Costituzione condiziona  “il procedimento di finanziamento delle Regioni trovi un suo adeguato assestamento con l’attuazione del complesso sistema di finanziamento e perequazione delle Regioni a statuto ordinario (RSO) nelle materie diverse dalla sanità (assistenza, istruzione e trasporto pubblico locale), nonché con il consolidamento della perequazione (compresa quella infrastrutturale). Ma, soprattutto, appare necessaria la definizione degli schemi di perequazione regionale, distinti tra spese LEP (fondate sui fabbisogni standard) e spese non LEP (basate sulla capacità fiscale), in quanto condizione propedeutica per la completa ed effettiva realizzazione del federalismo fiscale.
Il suddetto passaggio conferma il mantenimento di un sistema formativo che deve garantire le medesime opportunità in entrata e  i livelli essenziali di apprendimenti in uscita. Ora la decisione spetta alla politica, sperando che sia rispettosa dei vincoli costituzionali e tenga conto dei rilievi della magistratura contabile.