Crisi di governo, tante dichiarazioni e parole. Tra quest’ultime sta emergendo quella pronunciata dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti: “discontinuità”. Espressione ambigua? Sicuramente per la scuola che probabilmente sperimenterà il motto” Indietro non si torna”.
Crisi di governo, un saluto al Ministro Bussetti
Crisi di governo, innanzitutto un saluto al Ministro uscente Marco Bussetti. Non entusiasmante! Ha scritto Luigi Rovelli: “Il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, si è ufficialmente dimesso: si chiude mestamente l’avventura del governo Lega-Movimento 5 Stelle che, specialmente negli ultimi mesi, aveva mostrato evidenti scricchiolii. La scuola si appresta a salutare il ministro uscente, Marco Bussetti, certamente senza rimpianti: il personale scolastico è rimasto profondamente deluso dalla gestione del ministro leghista, tra progetti di autonomia differenziata e carenza di soluzioni concrete per l’annoso problema del precariato“.
Aggiungo, Marco Bussetti ha portato avanti quelle parti del programma congruenti con la sensibilità leghista. La regionalizzazione ne è l’ultimo esempio.
Crisi del governo, discontinuità un termine ambiguo
Ed ora quali sono le prospettive? La crisi del governo porrà le condizioni per un cambioverso nella politica scolastica? In questi due giorni, la parola “discontinuità” (N. Zingaretti) viene ripetuta, fino ad assumere la funzione di cornice per il nuovo ipotetico esecutivo.
Apparentemente sembra aprire nuovi scenari. In realtà dice tutto e niente.
Quindi non riesce a liberarsi da quell’ambiguità semantica colta da molti commentatori.
Scendendo nel contesto scolastico, discontinuità si intende un cambioverso rispetto alle decisioni di Bussetti che ha dimenticato di abolire la Legge 107/15 e le classi pollaio (Contratto di governo)? Oppure ripristino integrale della L. 107/15, in parte modificata dal governo giallo-verde? Non dimentichiamoci che il PD, ma soprattutto Renzi( “Avanti”, Feltrinelli, 2017) ha sempre difeso “La Buona Scuola”, imputando il suo fallimento a una pessima comunicazione.
“Indietro non si torna”, la sicura prospettiva
Sicuramente non è azzardato affermare che “indietro non si torna“. Motto che ha caratterizzato la politica scolastica degli ultimi 15-20 anni.
La prospettiva interessa sia un nuovo governo giallo-rosso (M5S e Pd), sia un esecutivo a trazione Lega dopo essere passati per nuove elezioni politiche.
In altri termini, entrambi gli sbocchi istituzionali manterranno in vigore sostanzialmente la legge 107/15, il disposto n°133/08 e D.M.81/09 che hanno dato vita alla devastante Riforma Gelmini.
Con un governo a prevalenza Lega, sicuramente si andrà avanti, introducendo la regionalizzazione del sistema formativo. Insomma, qualunque sarà la soluzione istituzionale, le prospettive per la scuola sono nere!