Alla fine, il decreto salvaprecari, frutto dell’intesa raggiunta dal governo dimissionario e dalle principali sigle confederali lo scorso 24 aprile 2019, non è stato pubblicato in Gazzetta (sotto la dicitura ‘misure di straordinaria necessità ed urgenza’) per risolvere la situazione di grave precariato nella quale versano i docenti non abilitati con 36 mesi di servizio. Per questo motivo gli interessati hanno rinnovato l’appello alla politica.

L’intervista

Professoressa Mottola, contavate molto sull’approvazione del decreto salvaprecari. Improvvisamente c’è stato lo stop imposto dal disaccordo occorso in VII commissione.

Può spiegare cortesemente come mai insistete così tanto sull’approvazione di un corso abilitante e di un concorso riservato?

Riteniamo che l’abilitazione all’insegnamento sia un percorso necessario e naturale da compiere in considerazione del fatto che lavoriamo da tre anni e più. Il nostro apporto si rivela determinante per garantire lo svolgimento delle attività didattiche necessarie al buon funzionamento della scuola. In virtù delle necessità legate a quanto appena descritto, in considerazione delle legittime esigenze delle famiglie e degli studenti, i principali attori della comunità scolastica, riteniamo indispensabile portare a conclusione il lavoro iniziato con l’accordo raggiunto lo scorso 24 aprile tra le OS e il Governo uscente. In definitiva chiediamo l’applicazione delle misure contenute nel decreto dignità fortemente volute da Luigi Di Maio.

Vogliamo parlare della questione del concorso? Come mai richiedete una procedura riservata come quella concessa ai colleghi abilitati della seconda fascia?

Consideriamo che sono 7 anni che non viene bandito un concorso al quale possano partecipare anche i docenti sprovvisti di abilitazione. L’ultimo concorso abilitante fu quello del 2012 con l’allora ministro Profumo. Rileviamo che duri dal 2013 una situazione che ci vede estranei alla possibilità di abilitarci all’insegnamento. Riteniamo che occorra tener conto dell’esperienza di servizio maturata dai colleghi con oltre 36 mesi di servizio.

Professoressa Mottola ritiene che, alla luce del nuovo accordo che vedrà la formazione di un governo PD – M5S, possano ancora esserci margini per riprendere in mano la questione e arrivare all’emanazione di un concorso riservato ai docenti con 36 mesi di servizio?

Riteniamo certamente che sia possibile, oltre che doveroso. In questo modo si risponde alle istanze dei tantissimi lavoratori precari della scuola che per tanti anni hanno servito lo Stato. È paradossale pensare che questa categoria di lavoratori venga impiegata per le stesse mansioni riservate ai colleghi già di ruolo e non venga consentito di ottenere quella stessa stabilizzazione raccomandata anche dalle istituzioni europee. Bandire un concorso riservato per questa categoria di docenti è senza dubbio una cosa giusta che non toglie nulla al merito ma anzi, lo arricchisce in virtù di quella esperienza condotta in questi lunghi anni di precariato.

Professoressa cosa risponde a tutti quelli che dicono che il pas è una sanatoria?

Ritengo che non sia affatto una sanatoria nel senso dispregiativo del termine come qualcuno ha voluto intendere. Si sta facendo molta disinformazione al riguardo e ne spiego le ragioni. Il Pas prevede esami universitari in itinere ed un esame finale alla presenza dell’ispettore del Miur. I formatori sono gli stessi di quelli del TFA. Nei fatti è selettivo.

Il concorso ideato in un primo momento con la prova computer based presenta già di per sé un carattere di selettività. Al contrario, il concorso riservato del 2018, invece, non era selettivo ed era stato voluto proprio da quelle forze politiche che si apprestano ora a governare.

Come mai siete diventati un’emergenza sociale, così come raccontano le cronache giornalistiche?

In terza fascia ci sono docenti che hanno 35/40/45 anni i quali, insegnando da diverso tempo ormai vivono di questo lavoro. Non consentire a questi docenti di abilitarsi significa tagliarli fuori definitivamente non solo dal sistema scuola, ma anche dal mercato del lavoro nel suo complesso.