Il nuovo ministro dell’istruzione, Lorenzo Fioramonti, ha concesso un’intervista al ‘Corriere della Sera’ all’indomani della sua nomina quale titolare del dicastero di Viale Trastevere. Sui social non sono mancate le polemiche in merito al neo ministro ‘grillino’: Fioramonti ha parlato di quello che sarà il suo futuro (si spera longevo…) al Miur.
‘Ci vogliono investimenti subito, nella legge di Bilancio – ha dichiarato Fioramonti al ‘Corriere della Sera’ – Due miliardi per la scuola e uno almeno per l’università. Lo dico da ora: se non ci saranno, mi dimetto’.
Fioramonti parte in quarta: ‘Subito 2 miliardi per la scuola o mi dimetto’
Un aut aut che sembra particolarmente convincente quello del neoministro che, tra l’altro, deve ancora giurare: ‘Non c’è tempo da perdere, per cambiare servono fondi, siamo uno dei Paesi europei che spende di meno per la scuola. Non possiamo continuare ad avere ricercatori precari di 45 anni, o professori non di ruolo che cambiano ogni due mesi – prosegue Fioramonti – Ci vuole prospettiva e continuità’.
Dove si troveranno questi soldi, però? ‘Non voglio togliere soldi a nessuno. Vorrei delle tasse di scopo: per esempio sulle bibite gasate e sulle merendine o tasse sui voli aerei che inquinano. L’idea è: faccio un’attività che inquina (volare), ho un sistema di alimentazione sbagliato? Metto una piccola tassa e con questa finanzio attività utili, la scuola e stili di vita sani’.
Fioramonti promette di mettere subito mano al decreto salvaprecari
Per prima cosa, Fioramonti vuole ‘Avviare l’anno scolastico senza troppe criticità’. Per la verità, questa frase l’abbiamo già sentita altre volte, anche troppe…‘Metteremo subito mano al decreto salva-precari, che è pronto. Voglio correggere i punti che non andavano bene – sottolinea il nuovo ministro dell’istruzione – e riproporlo per stabilizzare al più presto gli insegnanti che lo meritano’.
Fioramonti chiude, inoltre, le porte (sbarrandole proprio) all’autonomia differenziata promossa dal suo predecessore Bussetti: ‘Un conto è se le singole Regioni decidono di offrire qualche benefit per attrarre professori da lontano, per esempio un contributo per l’affitto, ma la scuola è un bene nazionale. E l’autonomia c’è già’.