Aumenti per gli insegnanti
Aumenti per gli insegnanti,

Aumenti per gli insegnanti, ne parla il Ministro Fioramonti, la Responsabile scuola del Pd (C. Sgambato), il segretario del Pd Nicola Zingaretti… Resta, però il nodo legislativo: come evitare la gabbia del d.Lvo 29/93, senza far saltare il banco?

Aumenti per gli insegnanti, ne parlano molti

Aumenti per gli insegnanti, dopo anni di chiacchiere sembra arrivato il momento di vedere concretizzata la speranza di un’equiparazione degli  stipendi alla media europea. Certo non si arriverà a conseguire l’obiettivo a breve. Si avvierà un’operazione. Se questo avverrà, costituirà un bel segnale verso il mondo della scuola, bistrattato da almeno dieci anni dalla politica (Gelmini, Brunetta,) o illuso con promesse inconcludenti (Carrozza, Giannini, Fedeli).
Di aumenti ne sta parlando con una certa insistenza il Ministro Fioramonti. “Abbiamo il personale meno pagato d’Europa. Voglio partire da lì. E dare strutture che possano mettere tutti in condizione di lavorare al meglio…Ho parlato di un aumento stipendiale importante, stiamo ragionando in questi giorni. Spetterà al percorso di legge di bilancio stabilire quanto e come, ma si va verso i 100 euro”.
Prima di lui ne hanno parlato in modo più sfumato Luigi Di Maio (valorizzare la funzione docente) durante le trattative per la formazione del governo M5s-Pd-Leu, C. Sgambato responsabile scuola del Pd (vogliamo trovare le risorse necessarie per l’aumento degli stipendi dei docenti fino a 2.150 euro netti l’anno) e Nicola Zingaretti (una legge ad hoc).

Aumenti stipendi docenti e lo scoglio del D.Lvo 29/93

La posizione che conta, in questo momento, è quella del Ministro Fioramonti. L’iter, però, non è semplice. Partiamo dalla dichiarazione del Ministro. Il termine aumenti non è mai aggettivato con contrattuali. La presenza o assenza di parole, spesso non è colta. Non è una questione di lana caprina.
Il Ministro Fioramonti sa benissimo che se si adottasse questa soluzione, allora il traguardo dei 100 € sarebbe molto distante e irraggiungibile. L’ostacolo è costituito dal D.Lvo 29/93 che blinda i contratti pubblici al tasso d’inflazione programmata. In concreto si parla di meno di 50 € lordi a  regime nel triennio 2019-21. Questa è la cifra che si nasconde dietro il “1,3 per cento per il 2019, 1,65 per cento per il 2020 e 1,95 per cento complessivo a decorrere dal 2021.” (Def 2019).

Le possibili soluzioni

E’ da scartare  quindi l’ipotesi di muoversi all’interno del D.Lvo 29/93. Impraticabile, anche la soluzione di un nuovo dispositivo che superi il Decreto, in quanto dovrebbe prevedere gli stessi aumenti per tutti i comparti del pubblico impiego con conseguenze negative sul già disastrato bilancio statale.
Restano due soluzioni: la fuoriuscita della scuola dal comparto statale con un dispositivo ad hoc, oppure un provvedimento che aggiunga o integri per gli insegnanti quanto già definito nel 2019. Il Ministro sembra muoversi in tal senso, quando dichiara che intende abolire il bonus merito e destinarlo a tutti (pochi spiccioli) e tassare le merendine, bibite e biglietti aerei.
Non dovremo attendere molto per la risposta. L’aggiornamento del Def e la legge di Bilancio 2020 sono alle porte.