Scuola, maestra aggredita da genitori di una bimba: 'Ti ammazziamo', intervengono i Carabinieri

Torna, purtroppo, prepotentemente in prima pagina la piaga dei ‘falsi diplomi‘ e dei ‘furbetti della cattedra‘. E non solo, aggiungiamo. L’ultima inchiesta, in ordine di tempo, è quella che i carabinieri hanno ribattezzato ‘Minerva‘, richiamando la dea usata nel simbolo della Repubblica italiana e, naturalmente, stampato sui diplomi falsi. L’inchiesta è partito da un piccolo paese della provincia di Cosenza, Mangone, dove un pensionato settantenne ha creato un vero e proprio ‘diplomificio’: riusciva a ‘sfornare’, per così dire, vecchi certificati di istituti magistrali statali e paritari ma anche di scuole di specializzazione per l’insegnamento del sostegno.

Falsi diplomi, scatta l’inchiesta Minerva

Il falsario è riuscito a diffondere le sue ‘opere taroccate’ in tutta Italia: come riporta l’edizione online di Panorama, i suoi falsi diplomi sono stati trovati a Cosenza, Milano, Lecce, Pistoia, Forlì, Cesena e Bergamo.
Gli investigatori hanno identificato 25 docenti che, secondo quanto riportato dagli atti, avrebbero commesso più di un reato per riuscire ad assicurarsi la tanto sospirata cattedra. Le accuse sono di quelle pesanti: falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità materiale commessa da privato in concorso, falsità ideologica in atto pubblico.
Il falsario avrebbe chiesto 3000 euro in cambio del diploma taroccato. Le indagini si sono estese in diverse città d’Italia. Ad Avellino sono stati interrogati 43 ‘furbetti’, a Salerno, l’USR si è concentrato, invece, sui trasferimenti: si è scoperto che i titoli di riserva e precedenza che erano stati indicati nella domanda di mobilità da alcuni docenti salernitani erano falsi o addirittura non esistevano proprio.
Controlli a tappeto anche Torino, Milano, Firenze e Roma. Addirittura c’è chi è arrivato al punto di chiedere il ricongiungimento a un figlio minore, senza avere prole.

Non solo docenti ma anche personale Ata

Il ‘marcio’ non riguarda solo i docenti ma anche il personale Ata. Dalle scuole del Nord Italia, soprattutto dal Veneto, sono partite circa 500 segnalazioni al Miur affinché venga fatta una verifica sui diplomi, tutti con il massimo dei voti, presentati dai bidelli per scalare le graduatorie di terza fascia. Con quei falsi diplomi, alcuni di loro, partendo da Salerno, sono riusciti a ottenere supplenze anche annuali nelle scuole del Nord. Le ultime notizie parlano di quattro bidelli salernitani e uno veneto che sono già stati licenziati.