I diplomati magistrali e la loro idoneità all’insegnamento sono stati oggetto in questi giorni di polemiche roventi tra due correnti di pensiero opposte. La questione è riesplosa dopo le dichiarazioni del ministro Lorenzo Fioramonti ad una testata web. Sui diplomati magistrali si è concentrata l’attenzione dell’opinione pubblica che non riesce a vedere di buon’occhio chi non ha conseguito una laurea e non ha mai superato un concorso. Chi è che ha ragione tra le due parti?
Il parere del Consiglio di Stato
Sull’ormai famosa vicenda si è espresso in adunanza plenaria il consesso dei giudici di Palazzo Spada. Molti lo hanno scambiato per sentenza ma in realtà si è trattato semplicemente di un parere al quale si raccomandava ai giudici del Tar di uniformarsi. Il tutto nacque per una interpretazione della modifica fatta all? articolo 401 del Testo Unico del ’94. Dal 1999 i diplomati magistrali non vengono più assunti in ruolo concorsi per soli titoli. Legislatore aveva previsto che l’abilitazione all’insegnamento sancita anche dal valore abilitante conferito in via permanente al titolo di diploma magistrale, all’epoca in cui il ministro era Berlinguer, da sola non era sufficiente per entrare di ruolo. La norma cambiò con l’obbligo di affrontare e vincere un concorso per titoli ed esami.
L’origine del contenzioso
Chi propose i ricorsi obietto che i diplomati magistrali non potevano trovarsi nella terza fascia delle graduatorie di istituto in quanto erano già stati dichiarati abilitati all’insegnamento per ben due volte. E fu proprio il Consiglio di Stato con la famosa sentenza del 2014 a stabilirlo definitivamente. In scia a quella storica pronuncia nacque poi il contenzioso per l’inserimento nelle Gae. La doglianza portata in evidenza presso il tribunale amministrativo era incentrata sul fatto che, fino al 2007 i docenti abilitati dovevano già trovarsi in Gae. Per farne parte sarebbe bastato anche seguire dei semplici corsi abilitanti, così come fu novellato con il DM 85/2005. Per questo motivo non è corretto dire che non sono abilitati
Da dove proviene la distorsione
Le doglianze dei diplomati magistrali trovano la loro ragion d’essere in questi fatti. L’aggrovigliarsi continuo di norme ha finito con il far perdere di vista l’esatta volontà del legislatore. Questi intendeva dire che per insegnare i bambini non basta più avere un semplice diploma ma che è necessario aggiornarsi e formarsi continuamente. Ciò è tanto più vero se si pensa al sostegno, settore in cui la laurea in Scienze della Formazione Primaria garantisce un’adeguata preparazione
L’ipotesi
La massaia o il muratore o, se piace di più, la segretaria e l’impiegato che leggono le diverse notizie pubblicate dai giornali nazionali rimangono completamente spiazzati da queste differenze. Per loro, ciò che conta è semplicemente avere maestri preparati a seguire i propri figli nel percorso di crescita e di apprendimento. La vogliamo spezzare una lancia in favore del ministro? Non è da escludere la circostanza in quel momento avesse in mente l’ultima sentenza del Tar Lazio che aveva respinto un ricorso per l’inserimento nelle Gae dei diplomati magistrali. Il motivo del rigetto era stato che non si erano verificati elementi di novità dall’adunanza plenaria in poi. È probabile che quest’ultima parte gli sia sfuggita.