Decreto scuola, Pittoni durissimo contro il Governo: 'Arroganti, gli errori si pagano cari'

Sul Decreto salvaprecari approvato in Consiglio dei Ministri le opposizioni si preparano alla battaglia in aula. Diversi gli emendamenti che verranno presentati per correggere il testo presentato dal governo PD-M5S. Tra questi quelli del senatore Mario Pittoni, presidente della commissione Cultura a palazzo Madama, dei quali aveva fornito un’anticipazione ieri al Centro congressi dell’Hotel Giò di Perugia.

Si va dalla denuncia dell’assenza nel documento di un percorso specifico per il conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento dedicato a docenti in possesso di adeguata esperienza professionale, alla richiesta di accantonamento dei posti liberati da Quota 100 ma non assegnati, di slittamento – visti i ritardi – delle percentuali previste per il transitorio della secondaria, di rimodulazione del vincolo di permanenza, di recupero dei direttori S.G.A. facenti funzione (senza la cui esperienza la struttura amministrativa della scuola rischia il collasso), di stabilizzazione definitiva per insegnanti di religione (In alcuni casi l’attendono da decenni) che già costano allo Stato come docenti di ruolo senza esserlo, di un concorso straordinario bis per insegnanti di primaria e infanzia, rimasti fuori dal precedente in conseguenza di paletti eccessivi proprio per le categorie alle quali era rivolto.

Per non parlare di alcuni provvedimenti per l’università, approvati a suo tempo nelle commissioni, ma poi accantonati in attesa di uno specifico intervento legislativo.

“In particolare – spiega Pittoni – ci preoccupa che il DL Scuola non contempli per i docenti alcun percorso abilitante, né ordinario né speciale (l’accordo siglato con i sindacati prevede un generico impegno alla presentazione di un disegno di legge “a seguito di un confronto approfondito con le organizzazioni sindacali”). La questione è cioè rinviata.

Secondo il suddetto decreto, quindi, l’abilitazione si consegue partecipando al concorso straordinario aperto solo agli statali. Ma a parte i dubbi su tale assunto, non riscontrandosi nell’iter alcun elemento formativo affidato (come prevede la legge) al sistema della formazione superiore universitaria, è evidente l’illegittimità costituzionale della norma, dal momento che a chi è in servizio nelle scuole paritarie – conclude Pittoni – viene praticamente proibito abilitarsi“.