inviata da Sara Carnelos

I docenti del sistema scolastico nazionale italiano che hanno maturato servizio nei percorsi di competenza regionale di Istruzione e formazione professionale (IeFP) chiedono al ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti e al viceministro Anna Ascani e agli organi competenti del Miur un chiarimento sulla partecipazione al concorso straordinario riservato.

Nel Dl Salvaprecari appena uscito in Gazzetta Ufficiale  si parla genericamente di “scuole paritarie”. Per la legge 62 del 2000 “si definiscono scuole paritarie, a tutti gli effetti degli ordinamenti vigenti, in particolare per quanto riguarda l’abilitazione a rilasciare titoli di studio aventi valore legale, le istituzioni scolastiche, comprese quelle degli enti locali che, a partire dalla scuola dell’infanzia sono coerenti con la domanda formativa delle famiglie e sono caratterizzate da requisiti di qualità ed efficacia a cui commi 4, 5, 6”. Si deduce che i docenti dei percorsi IeFP istituiti con fondi esclusivamente pubblici dalle Regioni (enti locali) secondo un accordo Stato-Regioni che equipara le classi di concorso a quelle delle pubbliche graduatorie, debbano necessariamente partecipare al concorso straordinario riservato. Il titolo di studio rilasciato ha valore legale e, inoltre, viene assolto l’obbligo scolastico.

La ratio si rinviene, inoltre, dalla piena validità di un servizio che, in quanto riconosciuto, nei termini di punteggio, dalla Tabella B, D.M. 374/17, illogicamente non sarebbe spendibile ai fini dell’accesso alla procedura di stabilizzazione. Il punteggio del servizio a parità di classi di concorso viene riconosciuto in egual misura di tutte le scuole afferenti al sistema scolastico nazionale sia per la terza che per la seconda fascia delle graduatorie di istituto, ovvero le uniche graduatorie oggi aggiornabili, dopo la chiusura delle graduatorie ad esaurimento.

L’esperienza va riconosciuta nei medesimi termini (IeFP, paritarie, scuola statale), qualsiasi differenziazione è discriminante secondo gli articoli 33 e 34 della Costituzione, ma soprattutto verrebbe meno l’art. 3 della Costituzione, “l’uguaglianza dei cittadini” e non suddividendoli di serie A (statali), B (paritarie), C (percorsi IeFP).

Se poi ci vogliamo allargare alle direttive europee, si deve dire che mai propongono una netta demarcazione tra dipendenti statali, pubblici e privati. Il sistema nazionale è unico e così va inteso. Tanto più che in base alle normative vigenti sono state fatte scelte di vita, ovvero ci troviamo davanti a tantissimi casi di insegnanti che hanno maturato punteggio di servizio misto (IeFP, paritarie, scuola statale) e che oggi lavorano in scuola statale, avendo maturato anche dieci anni di insegnamento e solo, ad esempio, gli ultimi due in scuole statali. Si tratta di insegnanti che oggi hanno in essere supplenze al 31 agosto o al 30 giugno perché in virtù dell’esperienza maturata (che finora non ha trovato vincoli di nessuna natura) occupano i primi posti delle graduatorie di istituto pubbliche. E di questi che facciamo? Li lasciamo fuori dal concorso riservato? Chiaramente diversi studi legali si sono mossi in loro difesa e anche il sindacato Anief, mentre altri sindacati sono ancora legati a motivi ideologici (la scuola deve essere statale. E allora perché non togliere i finanziamenti pubblici? In questo caso si dovrebbero salvare i diritti acquisiti dei docenti sanciti per legge). Sulla – speriamo apparente e non reale discriminazione dei docenti dei percorsi IeFP – i sindacati firmatari di un accordo che li vedeva esclusi dalla procedura concorsuale per la stabilizzazione hanno tranquillamente spiegato che la Chiesa è un potere forte, per questo le scuole paritarie sono entrate a pieno diritto nella Gazzetta Ufficiale. I docenti che hanno maturato servizio nei percorsi IeFP – percorsi badante bene si svolgono con le medesime modalità anche all’interno delle scuole statali con finanziamenti non parzialmente come le paritarie in cui una quota le mette le famiglie, ma totalmente pubblici ovvero regionali – non hanno alle spalle i poteri forti ma lavorano con i ragazzi più difficili, a rischio dispersione scolastica, maturano un’esperienza sul piano didattico e umano utile alla scuola statale, laddove molte volte operano contemporaneamente.

 

Per quanto concerne lo storico, vi è da dire che con il PAS del 2014 e il concorso riservato dello scorso anno (2018) non vi era fatta alcuna discriminazione per i docenti afferenti al sistema scolastico nazionale, era stato rispettato il punteggio in essere nelle graduatorie di servizio (titoli ed esperienza considerata ugualmente tra Stato, percorsi IeFP e paritarie)

Perciò si chiede agli alti vertici del Miur di dare una risposta pubblica che metta lo stesso al riparo dai ricorsi per tutti i motivi elencati sopra, vinti in partenza. Ma soprattutto per fare un’opera di giustizia rispetto a chi si ritiene discriminato, tenendo conto che quando dividete gli insegnanti di serie A e B o C (nel caso degli IeFP) state compiendo un atto discriminatorio verso gli allievi che scelgono i percorsi professionali e altrimenti sarebbero in una strada. Loro hanno il diritto ad avere docenti che hanno la medesima autorità davanti alla legge.

 

Grazie per una risposta che speriamo che arrivi in tempi celeri.

 

Sara Carnelos