Una maestra in crisi

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Sono una delle migliaia di maestre precarie diplomate magistrale, lese nei diritti da una politica arrivista e bugiarda.
Diplomata nel 2001, mi sono vista stracciare in faccia la domanda di iscrizione in gae (all’epoca era cartacea) e dare l’aut-aut “o accetti la terza gascia d’istituto o ti caccio dall’ufficio senza fare niente”: inizio adesso, dopo 18 anni dal diploma, ad avere incarichi abbastanza lunghi da permettermi -quando il miur si ricorda di pagarmi- di fare la spesa tutte le settimane.
Sto girando scuole e plessi, e ho conosciuto migliaia di colleghe in provincia e nell’intera nazione.
Dopo 18 anni di sofferenza, senza prospettive di stabilizzazione (all’ultimo concorso mi bocciarono all’orale perché “ma se non hai nemmeno una classe, pretendi di portare via il posto a qualche maestra vera??”), immersa in umanità di tutti i tipi, sto realizzando che invece, forse, dovrei essere felice di non avere la minima possibilità di lavorare stabilmente nella scuola.
Adoro i bambini, stravedo per tutti i miei piccoli alunni, ma il “mondo-scuola” che ho conosciuto un questi anni è qualcosa di umanamente deleterio.
Tra DS in delirio di onnipotenza, ATA allo sbaraglio e colleghe in burn-out, fare supplenze giornaliere sembra essere il male minore, l’unico modo per preservare sanità mentale e fiducia nel prossimo.
Ho visto cose inimmaginabili: maestre condannate a causa del modo di trattare i bambini restare in classe dopo la condanna, fare mobbing sulle colleghe e sbattere i bambini di 3 anni fuori dalla porta contando sul silenzio degli altri adulti, in un gioco di favori ed omertà disgustoso.
Ho visto, e si contano a centinaia, maestre alle soglie della pensione manipolare le più giovani per veder svolto il proprio lavoro, prendendosi i meriti e accusandole invece anche di cose inesistenti.
Ho visto, con la morte nel cuore, colleghe di esperienza cercare di sminuire i nuovi arrivati e inculcare loro di essere “sbagliati” e sbagliati i loro studi, mettendoli costantemente in difficoltà in classe davanti ai bambini, soddisfatte di vederli scoppiare a piangere mortificati.
Ho visto insegnanti spendere interi stipendi per attrezzature e sussidi, soldi di stipendi pagati “a 90gg” (quando va bene), e vedersi requisire gli acquisti da responsabili di plesso ingordi e disperati.
Ho visto bambini con difficoltà venir messi alla berlina, e bambini brillanti venir mortificati per non essere soldatini.
Ho visto metodi didattici prussiani e del 1800 spacciati per “scolarizzazione”, e costante tentativo di appiattimento e omologazione dei discenti.
Ho visto docenti raccontare e raccontarsi attraverso specchi deformanti in grado di trasformare una spinta in una carezza.
Ho visto un mondo colpevole di vittimismo, ignavia, presunzione, rancore e invidia, chiudersi in se stesso e rifiutare valutazioni e osservazioni.
E se poi mi volto verso chi, come me, ancora lotta per essere riconosciuto un docente, vedo ancora di più e ancora peggio casi di “piedistallismo”.
La politica ha fatto figli e figliastri in nome del celeberrimo “dividi et impera”, e la classe docente che dovrebbe essere -almeno lei!- un esempio di etica, coerenza, fermento culturale e innovazione, si mostra al mondo e ai colleghi come una bolgia infernale di ripicche e accuse “tra poveri”.
A fronte di questo, spiccano personalità immense, preparate, umane, empatiche, che incarnano il senso profondo del concetto di MAESTRO…ma sono pochissime, lontane le une dalle altre, e spessissimo si rifugiano in progetti educativi alternativi alla Scuola Statale, secondo me per puro istinto di sopravvivenza…!
Mi chiedo e vi chiedo: perché la scuola è stata ridotta in questo stato?
Perché la politica negli anni ha coscientemente cercato di distruggere una eccellenza che tipicizzava la nostra Nazione?
Perché adesso che i problemi sono vari e tanti, si preferisce affrontare la punta dell’iceberg piuttosto che mettere un punto fisso e riscrivere da capo un settore che, così, salvo rare eccezioni riesce a sfornare solo vecchiume mentale e perpetuare abitudini superate e anacronistiche?
C’è un bel parlare di rinnovamento e selezione, ma sono solo vuote parole finché qualcuno non si prenderà dlla responsabilità di pulire l’interno delle scuole da vecchiume culturale e etico, perché dopo 20 anni di soprusi arrivare ad un sospirato ruolo in una scuola compattamente retrograda determina che o cedi tu o cederà la tua sanità mentale.
Ho visto colleghe splendide, umane, preparate, innovative, adorate dai bambini, arrivare al ruolo dopo 13 anni a spasso per l’Italia e dirmi: basta, io rinuncio, non ce la faccio più…la do vinta a “loro”.
E dopo queste parole, si è fatto buio nel mio cuore.
Una maestra in crisi

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