Comunicato del Coordinamento Nazionale Scienze della Formazione Primaria Nuovo Ordinamento

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Il Coordinamento Nazionale Scienze della Formazione Primaria Nuovo Ordinamento, associazione nata a tutela dei maestri e dei futuri maestri laureati, denuncia la reiterazione degli attacchi al mondo accademico e pedagogico da politiche demagogiche e miopi, incapaci di pensare a lungo termine e di far fronte ai problemi reali del sistema di reclutamento docenti nella pubblica istruzione.

Laurea in Scienze della Formazione Primaria

La laurea in Scienze della Formazione Primaria nasce per elevare la formazione e le competenze degli insegnanti delle scuole dell’Infanzia e della Primaria e ha una storia ormai ventennale. Il corso è ad accesso programmato, il cui numero di iscritti è stabilito dal MIUR su fabbisogno nazionale.
Inizialmente, il percorso accademico è quadriennale, con la scelta al biennio di abilitazione in una classe di concorso e il successivo inserimento in GaE, graduatorie a esaurimento, prima fascia, a scorrimento per il ruolo.
Questo canale di reclutamento, seppur più lento rispetto ai concorsi ordinari, dà ai laureati una duplice possibilità, nonché un’equa valutazione del titolo culturale, superiore rispetto a coloro che esercitano la professione in possesso di diploma magistrale e per i quali è possibile accedere a tali graduatorie solo previo superamento di idoneità concorsuale e/o di corsi speciali e 36 mesi di servizio.
Con il Decreto Ministeriale n. 249/10, il corso di laurea viene riformato e i laureati si abilitano in due classi di concorso con un percorso quinquennale, non confluiscono più nelle GaE, chiuse nel 2007, ma vengono inseriti in seconda fascia nelle Graduatorie di Istituto, potendo caricare, però, il punteggio dell’abilitazione in una sola classe di concorso. Inoltre, perdono l’accesso diretto per la specializzazione al sostegno didattico e possono contare per la stabilizzazione solo ed esclusivamente sul superamento dei concorsi ordinari.
Risale al 2014 la “stagione di ricorsi” degli abilitati con diploma magistrale ante 2001-2002, circa 55000 unità, finalizzati all’inserimento in GaE, in assenza di idoneità concorsuale.
In attesa di sentenza, i ricorsisti ottengono l’inserimento in GaE in via cautelare, scavalcando, di fatto, i laureati in Scienze della Formazione Primaria Nuovo Ordinamento nell’assegnazione degli incarichi.
Con due sentenze del Consiglio di Stato in adunanza plenaria e conferma definitiva della Cassazione, la giustizia amministrativa stabilisce che il diploma magistrale ante 2001-2002 è abilitante, ma non sufficiente per l’inserimento in GaE. I diplomati hanno diritto all’inserimento in seconda fascia nelle Graduatorie di Istituto e dovranno superare un concorso pubblico per la stabilizzazione, esattamente come i laureati.
Anche se riconosciuta l’illegittimità dei ricorsi, pressioni sindacali e consensi elettorali aggirano, e a più riprese, i pareri della magistratura.
A novembre del 2018, si pubblica il bando del concorso straordinario, una prova orale non selettiva, per gli abilitati con due anni di servizio negli ultimi otto presso le scuole statali, requisito che pochi laureati possiedono alla scadenza del bando.
Attualmente, le graduatorie di merito straordinarie regionali sono infinite e stanno rallentando la pubblicazione del bando di concorso ordinario, con un decreto già esistente del 7 maggio 2019. Inoltre, là dove le GaE sono esaurite, risultano l’unico canale per l’immissione in ruolo.
Eppure, la presunta costituzionalità della “sanatoria” trovava la sua ragion d’essere nella contemporanea messa a bando delle due procedure concorsuali.
È passato un anno, dov’è il concorso ordinario?
La stabilizzazione sta per diventare un miraggio per i laureati: i posti rimasti sono pochi, a dispetto del fabbisogno nazionale su cui, confidando nelle leggi dello Stato, hanno creduto di essere stati selezionati. Il ruolo è stato garantito per 48000 persone, senza una verifica reale delle competenze, mentre la selezione ci sarà solo per coloro che sono stati più volte selezionati.

Interventi politici inadeguati

Dietro la scusa della continuità didattica, persistono le intese tra politica e sindacati e i ricorsisti continuano a ottenere proroghe su incarichi da GaE con riserva.
Rispettare la legge e le sentenze sono ormai azioni straordinarie, mentre sono diventati ordinari i soprusi, le ingiustizie, le invettive alla formazione, alla cultura, allo studio, alla didattica pensata e di qualità.
Un Paese, che non valorizza il suo già esiguo numero di laureati rispetto alla media europea, che svaluta gli stessi apparati in cui si articola la pubblica amministrazione, la sua Università e la sua Ricerca, è destinato al sottosviluppo.”

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