Fioramonti accusa i vertici di non accettare la voce del dissenso

Fanno ancora discutere gli attivisti le motivazioni dell’ex ministro dell’istruzione Fioramonti. Le sue dichiarazioni fanno il paio con quelle di Gianluigi Paragone.

A ‘Repubblica’ Fioramonti racconta i retroscena che hanno portato alle sue dimissioni. Rivela di aver sentito Conte per avvisarlo attraverso un WhatsApp al quale non ha mai ricevuto risposta. Fioramonti rivela che essere stato chiamato in virtù delle sue competenze, per poi non tenerne conto, è stato un gravissimo errore. A chi gli chiedeva conto andava immediatamente in imbarazzo. Le risorse messe a disposizione per la scuola erano assolutamente insufficienti a sistemare tutte le questioni sospese. Per uno che della coerenza ha fatto uno dei valori principali questo era eccessivamente troppo. Trovarsi sempre ad essere contestati ogni qualvolta si faceva una proposta ha determinato la decisione di abbandonare la carica.

Ancora polemiche

L’ex ministro dell’istruzione getta ancora benzina dopo le dimissioni dalla carica di ministro. Al quotidiano conferma la mancanza di democrazia e di confronto dove ognuno cerca di prendere il sopravvento con le proprie convinzioni, senza mai porre una reale volontà di confronto e di dialogo per trovare una sintesi tra le diverse anime presenti all’interno del movimento. Tutto questo mentre Di Maio ammonisce ancora i suoi a mantenere la barra dritta silenziando le polemiche. La parola d’ordine è rispettare quello che dice il Partito Democratico. Eppure il movimento si era posto come argine all’arroganza del governo a guida Renzi. A distanza di pochi mesi non c’è ancora armonia all’interno del movimento di Grillo.