I docenti attendono la nomina ufficiale dei due nuovi ministri dell’istruzione. La novità è rappresentata dal fatto che finalmente è stato raggiunto un accordo in un preconsiglio che si è tenuto ieri, dove è stato presentato il decreto che spacchetterà il Ministero dell’Istruzione in due diversi dicasteri. È prevista per oggi l’emanazione del testo definitivo per nominare i due nuovi ministri. È questa la notizia che attendevano i docenti in attesa del varo dei concorsi per il reclutamento scolastico.
Disco verde
Sembra, dunque, che abbia avuto successo il pressing operato dai sindacati nei confronti del premier Conte per affrettare i tempi per l’emanazione dei concorsi dei docenti. Nei giorni scorsi erano stati lanciati ripetuti allarmi per il ritardo accumulato, visto che si attendeva la nomina dei due nuovi ministri. Com’è noto si attendono i due concorsi ordinario e straordinario per i docenti di scuola secondaria superiore e per i docenti della scuola dell’infanzia e primaria: secondo una prima stima ottimistica potremmo avere già in Gazzetta Ufficiale il concorso straordinario a febbraio. In questo modo verrebbe scongiurato il rischio di veder slittare le assunzioni all’anno successivo.
Blocco quinquennale
Riguardo al blocco quinquennale un’opportuna precisazione ci pare doverosa. La novità vale soltanto per i docenti di scuola secondaria che affronteranno il prossimo concorso straordinario, mentre per quelli che sono attualmente in anno di prova valgono ancora le vecchie regole antecedenti la modifica avvenuta con l’ultima legge di bilancio. Dunque, dal primo settembre 2020 coloro che affronteranno il concorso saranno soggetti al vincolo quinquennale di permanenza sul posto. In realtà molti di loro ignorano il fatto che la normativa ha modificato il vincolo soltanto per i nuovi, senza cioè modificare niente riguardo al precedente contratto collettivo nazionale del lavoro. Questo significa che già molti di loro da febbraio o potranno fare domanda di trasferimento. Questa problematica è stata spesso oggetto di contestazioni piuttosto accese tra i docenti nei diversi gruppi Facebook al punto tale era stato lo stesso ministro Azzolina smentire la circostanza che riguardasse anche coloro che lo avevano fatto nel 2018 e nel 2019.