Non mancano le polemiche in merito all’internalizzazione dei servizi di pulizia e igiene nelle scuole, tanto più considerando il delicatissimo momento che sta attraversando il nostro Paese a motivo dell’emergenza coronavirus. A denunciare la drammatica situazione relativa ai collaboratori scolastici del personale Ata è il responsabile Lavoro del Partito Democratico, Marco Miccoli, che in un comunicato, sottolinea come l’Italia non possa permettersi i quattromila esuberi previsti dall’internalizzazione dei servizi di pulizia e igiene nelle scuole.
Internalizzazione dei servizi di pulizia, personale Ata: emergenza coronavirus ed esuberi
‘La vertenza non può chiudersi senza un accordo che tuteli l’occupazione ed il reddito di così tante lavoratrici e lavoratori – ha dichiarato Miccoli che richiama l’attenzione sull’emergenza sanitaria in corso per l’epidemia da coronavirus. ‘Abbiamo bisogno di moltiplicare gli sforzi per tenere in sicurezza le nostre scuole e la salute dei nostri ragazzi. Faccio appello al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Serve una soluzione che si può ora trovare solo al tavolo con il Governo convocato a Palazzo Chigi. Si prendano in considerazione soluzioni temporanee sia contrattuali, sia relativamente all’utilizzo degli ammortizzatori sociali’.
Personale ATA, Anip-Confindustria: ‘Chi ha detto bugie si prenda le proprie responsabilità’
‘Il mancato accordo sul futuro dei 4mila esuberi creati del Governo a fronte dei circa 12mila assunti in gran parte a orario ridotto – sottolinea Anip-Confindustria – si appresta ad essere una pagina dolorosa per il Paese. Lo Stato ingaggia meno lavoratori di quanti ne servono per il decoro e la salubrità delle scuole, se ne lasciano migliaia a piedi e si vuole scaricare il costo degli ammortizzatori sociali sulle imprese (se verrà disposta la Naspi) oppure su tutti i cittadini qualora si decidesse per la cassa integrazione. E tutto questo mentre si sbandieravano risparmi (mai specificati davvero) per motivare questa vera e propria battaglia punitiva contro le imprese. Il mancato accordo purtroppo lascia spazio a queste ipotesi, nessuna delle quali soddisfa Anip-Confindustria, che le trova irricevibili’.