Scuola, didattica a distanza e valutazione: la ‘patata bollente’ Miur nelle mani dei docenti

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Le ultime note ministeriali indicano la necessità di una valutazione degli studenti, nonostante l’emergenza coronavirus e l’altrettanto emergenza della didattica a distanza. Se da una parte il Ministro Azzolina non vuol sentir parlare di ‘6 politico’, dall’altra affida nelle mani dei docenti il compito di trovare modalità omogenee nei collegi insieme ai presidi.

Didattica a distanza e valutazione, tocca ai docenti

Un articolo di ‘Repubblica’, pubblicato in data odierna, mette bene in evidenza questa ‘patata bollente’ messa nelle mani dei professori, in particolare, perchè il problema della valutazione riguarda soprattutto le scuole superiori.
Il pedagogista Daniele Novara non ha peli sulla lingua ed esprime un’opinione secca e ineccepibile:
‘Ma che problema c’è a dire che si passa all’anno successivo, dobbiamo per forza avere bocciati e promossi? La scuola si fermi sui voti, non è il momento. Il campionato di calcio è stato sospeso e basta, non è che si sta pensando a chi ha vinto o perso’.
Il paragone non fa una piega: se nel campionato di calcio non ci si domanda chi ha vinto o a perso, a maggior ragione la questione voti, in questo momento, è uno dei pensieri più lontani. Com’è possibile dare delle pagelle agli studenti che hanno avuto voti in relazione al solo primo quadrimestre.
Se consideriamo, poi, che il ‘volontariato’ docenti nella didattica a distanza rappresenta una soluzione di emergenza, tanto meno ci si deve porre il problema valutazione.

Il pensiero degli insegnanti

Valentina Petri, nota su Facebook per la sua pagina ‘Portami il diario’, la pensa così: ‘Il 6 politico disturba anche i ragazzi, valutarli ha un senso: non sarà una media matematica, terrà conto del percorso. Anche di come rispondono a interrogazioni online , alla fine sono più onesti a casa che in classe’.
Mauro Presini, che insegna in provincia di Ferrara, spiega il suo punto di vista tramite un esempio:
‘Se un mio alunno molto bravo non mi restituisce il compito perché non ha la connessione, e in tante zone d’Italia è così, come lo giudico? Assurdo parlare di valutazione in un contesto che non è normale. Fra i colleghi avanza l’idea di fermarsi alla valutazione del primo quadrimestre, io suggerisco in alternativa di ricorrere al maestro Alberto Manzi che giudicava così: fa quel che può, quel che non può non fa’.
I Genitori democratici rispondono: ‘Il voto non ha senso, sarebbe un vecchio abito su un corpo nuovo, dunque ingiusto. Chi garantirà che l’apprendimento che l’insegnante valuta non è frutto di una cooperazione familiare? Nessuno contesta la valutazione formativa, ovvero il riscontro: fai bene o male. Ma impensabile in questa emergenza è applicare il sistema docimologico a quello che nel migliore dei casi è solo un grande esperimento di didattica che la scuola italiana sta facendo’.

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