Libri di testo
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Riceviamo e pubblichiamo una lettera inviataci dall’insegnante di sostegno, Camillo Albergo.

Lettera di un precario ‘persona che non sa, ma insegna’

Buona sera Onorevole Granato,
sono un maestro di sostegno della scuola primaria, ho letto con attenzione il suo post di stamattina e sono pienamente d’accordo con Lei quando dice che bisogna bandire i concorsi altrimenti la scuola, testuali parole scritte da Lei, si trasformerebbe “in un gigantesco bacino occupazionale dove si confermerebbe il detto popolare “chi non sa, insegna”. Visto che Lei, il Ministro e tanti altri in maggioranza pensano questo, chi andrà a settembre a insegnare nelle scuole visto che non siamo all’altezza se non superiamo un concorso? Che senso ha rinnovare le graduatorie d’Istituto visto che tutti quelli inseriti al loro interno non hanno superato un concorso cioè sono persone “che non sanno” per cui non hanno il diritto d’insegnare?
Io la ringrazio di nuovo per il coraggio delle sue parole scritte questa mattina, spero che questo stesso coraggio lo abbia anche a settembre nel dire ai genitori di tanti bambini e ragazzi, disabili e non, che non possono entrare in classe perché i precari, “persone che non sanno, ma insegnano”, quest’anno non possono avere le supplenze, per cui fino a quando non verranno espletate tutte le operazioni concorsuali, i loro figli dovranno rimanere a casa. Questo significa governare: assumersi le proprie responsabilità fin in fondo, non essere forte con i deboli e deboli con i forti.
Le rinfresco un po’ la memoria sulle prove selettive che abbiamo dovuto superare per diventare insegnanti di sostegno: oltre ad essere laureati, abbiamo dovuto superare una prova preselettiva, una prova scritta, una orale, un anno di corso universitario con decine di esami, tirocinio e un esame finale selettivo. I miei colleghi che insegnano sul posto comune per insegnare hanno dovuto sostenere decine di esami universitari. Tutto questo a nostre spese e a carico delle nostre famiglie ma per Lei siamo solo “persone che non sanno, ma insegnano”. Per questa sua annotazione noi tutti precari d’Italia la ringraziamo perché adesso abbiamo capito il grazie e le scuse del Ministro, durante la conferenza stampa al fianco del Presidente del Consiglio, che erano solo di circostanza ma non partivano dal cuore.
Le volevo solo ricordare che noi siamo quell’esercito di persone che ogni anno a loro spese si spostano in altre regioni.
Ciò mi ricorda quello che hanno fatto tanti MEDICI e INFERMIERI precari, che noi ringraziamo di vero cuore per il sacrificio e la dedizione che mettono nel fare al meglio il loro lavoro in questo momento così difficile, proprio come noi precari della scuola facciamo ogni anno. Essi vivono la nostra stessa situazione e cioè eroi oggi in corsia, come lo siamo noi a settembre, ma domani dimenticati e come dice sempre Lei “persone pronte ad escogitare ogni stratagemma utile pur di evitare una normale procedura concorsuale”, ottimi per l’emergenza ma furbi domani per essere stabilizzati.
Nel continuare questo mio ringraziamento a Lei, al Ministro e alle tante persone che la pensano come Lei, volevo consigliarle di inviare una lettera a tutte le segreterie scolastiche dicendo di non scomodarsi più a convocare a settembre noi precari con anni di esperienza ma a detta di Lei “persone che non sanno, ma insegnano”, perché questa maggioranza di Governo è in grado di assicurare di coprire, con personale che ha superato un concorso, tutti i posti liberi. Se ciò non sarà possibile, sarete voi stessi, Lei, il Ministro e tutti quelli che la pensano come Lei a comunicare tempestivamente ai genitori che i loro figli rientreranno a scuola solo quando ci sarà abbastanza personale che, avendo superato un concorso, avrà tutte le carte in regola per insegnare.
Concludo ringraziandola per il rispetto che ha dimostrato nei nostri confronti e e la saluto ricordandole che noi precari, “persone che non sanno, ma insegnano”, siamo persone pensanti con diritto di voto, in grado di mandare a casa un “bullo” che, quando era al Governo, ci considerava come ci considera Lei oggi. Buona giornata da un precario “che non sa ma insegna”.