L’ultimo giorno di scuola ha visto l’assenza di migliaia di insegnanti in tutta Italia. Il motivo è da ritrovare nella partecipazione alla manifestazione prevista dai sindacati. Dinanzi al ministero dell’istruzione, i docenti hanno protestato all’insegna dello slogan: “Senza fondi non si riparte” .
Molti degli insegnanti partecipanti hanno ironicamente indossato un imbuto a mo’ di cappello. Una citazione alla gaffe del ministro dell’istruzione Lucia Azzolina, quando alcune settimane fa ha affermato che gli studenti non sono imbuti da riempire.
Scuola: perché i sindacati protestano?
Come leggiamo da Sky TG24, nonostante il decreto Scuola sia stato approvato lo scorso 6 giugno, sigle sindacali quali Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda contestano il fatto che, se in un primo momento si facciano proclami sull’istruzione, in seguito non vi siano conseguenze soddisfacenti. Una di queste è la tanto agognata stabilizzazione dei precari che “da anni contribuiscono in maniera fondamentale al funzionamento della scuola italiana”. I sindacati parlano, inoltre, di classi pollaio, destinate a rimanere tali anche il prossimo settembre.
Il ritorno a scuola a settembre
I sindacati chiedono che a settembre tutti possano tornare a scuola nella massima sicurezza e per realizzare ciò, c’è bisogno di opportuni investimenti. Tra gli slogan che hanno caratterizzato lo sciopero degli insegnanti, ce ne sono stati alcuni quali: “Più sostanza, meno distanza” oppure “Non vogliamo classi pollaio”.
Slogan, che sono anche una sintesi delle richieste avanzate oggi dopo tre mesi abbondanti caratterizzati dalla didattica a distanza che, non è certo un segreto, a bisogno di molti miglioramenti e non garantisce certo un’alternativa completa alla classica lezione frontale.
Le lamentele di un insegnante di sostegno
Un insegnante di sostegno, a Sky TG24, ha dichiarato sulla DAD: “Non ha consentito di intervenire in maniera specifica sulle singole difficoltà”. L’insegnante in questione ha aggiunto che tutto è stato livellato, ma che ciò non ha rappresentato un bene. Riguardo quanto raccolto nel corso di questi mesi di DAD, l’insegnante di sostegno ha specificato: “Abbiamo lavorato ugualmente, ma i risultati sono stati minori. Vogliamo rientrare in sicurezza, non esistono soluzioni intermedie”.