Scuola, Bonus 500 euro e Carta del Docente per i precari: facciamo il punto della situazione, news 9/6

Si è parlato nei giorni scorsi della possibilità, per i docenti supplenti, di vedersi riconosciuta, al pari dei colleghi di ruolo, la Carta del Docente ovvero il bonus per l’aggiornamento e la formazione professionale. 

Bonus Carta del Docente anche per i precari: il punto della situazione al 9 giugno

Tramite un emendamento al Decreto Scuola, il provvedimento aveva visto da vicino lo striscione del traguardo: dopo l’approvazione in Commissione Cultura, ha incontrato la bocciatura della Ragioneria dello Stato per mancanza di coperture finanziarie.

Occorre precisare che si trattava di una misura ‘ridotta’ del bonus da 500 euro, in quanto l’emendamento ‘stralciato’ prevedeva che per il 2020 la Carta del Docente fosse estesa agli insegnanti con contratto almeno fino al 30 giugno 2020 con un budget ridotto a 300 euro rispetto ai 500 dei colleghi di ruolo nelle scuole statali.

Carta del Docente anche per i precari, nuovo emendamento al Decreto Rilancio

Il Partito democratico, però, ci sta riprovando con un emendamento al Decreto Rilancio, promosso dall’onorevole Matteo Orfini: si prevede l’estensione al personale precario con supplenza annuale, fino al 30 giugno o 31 agosto dell’anno successivo, ‘l’importo nominale di euro 500 annui per l’acquisto di libri e di testi, anche in formato digitale, di pubblicazioni e di riviste comunque utili all’aggiornamento professionale, per l’acquisto di hardware e software’.

Il sindacato Anief, in una nota informativa, sottolinea l’importanza dell’allargamento della Carta del Docente al personale precario, considerandola ‘una questione di equità: sin dall’approvazione del comma 124 dell’art.1, che ha introdotto la condizione di perentorietà e di continuità sul tema della formazione in servizio facendola rientrare all’interno degli adempimenti della funzione docente, e quindi introducendo il bonus annuale da 500 euro. Stiamo parlando di un errore palese del comma 124 della Buona Scuola, che ha negato la ‘formazione in servizio’ ad un docente italiano su quattro, oltre che ad altre figure professionali della scuola.’