Comunicato CNPS: Fine della supplentite, ma a quale prezzo?

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In questo articolo pubblichiamo un comunicato stampa del CNPS carico di verità. Il problema della supplentite, secondo l’opinione del Coordinamento Nazionale dei Precari della Scuola, si ripresenterà nuovamente a settembre.

CNPS Coordinamento Nazionale Precari Scuola: “non cambierà nulla sul versante ‘supplentite'”

Apriamo gli occhi e le menti cari colleghi docenti precari e non, e anche Dirigenti Scolastici.

Dopo l’approvazione del DL scuola alcuni leader politici, di maggioranza e opposizione, e presidenti di Regione (vedi Bonaccini) si accorgono in netto ritardo che non esiste un piano per far partire con regolarità l’anno scolastico 2020/21.

Al “vetusto” (aggettivo tanto caro alla Ministra Azzolina) problema edilizio, quello per il quale l’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi avrebbe dovuto recarsi ogni mese in visita in un plesso scolastico, si è aggiunto il virus, nome scientifico Sars-Cov2, quello per il quale Dirigenti Scolastici in primis e docenti di ruolo e non, in secundis, hanno dovuto fare i salti mortali per garantire il diritto allo studio ai nostri studenti. Considerazioni positive o negative a parte sulla dad, è bene concentrarsi sul diritto allo studio.

Ai nostri studenti da anni non è garantita la decantata continuità didattica, ai nostri studenti bisognosi del sostegno ai sensi della legge 104/92 oltre alla continuità didattica non è garantita l’abolizione delle classi pollaio, abolizione che a causa del virus sarebbe oltremodo necessaria. E, ahinoi, il prossimo anno non promette bene, con la chiamata veloce (perché devono imporci la“call”?).

Inoltre la proroga al 20 settembre 2020 per le immissioni in ruolo, comporterà un netto slittamento della consueta nota ministeriale per l’assegnazione delle supplenze o incarichi annuali al 30 giugno/31 agosto, quelle per intenderci che ogni anno vanno ai precari. Per far fronte a questo problema, visto lo stato di emergenza, i Dirigenti Scolastici in piena autonomia possono ricorrere alla rivisitazione dell’ora didattica: da 60 minuti addirittura a 40 minuti con ingressi alle 9:30 e uscite alle 15:50 includendo il sabato.

Ciò significa che il docente di ruolo dovrà restituire circa 4 ore nel rispetto del contratto e quindi in base alla CDC di competenza, si ritroverà con 1 o 2 classi in più (stipendio sempre per 18h). Pedagogicamente è un abominio in quanto un tempo così limitato non permetterebbe l’adeguata socializzazione tra docente e gruppo classe e non garantirebbe la necessaria qualità didattica. Inoltre, le classi formate dall’eccedenza oraria, verrebbero sottratte  all’organico annuale ed inciderebbero notevolmente sulle cattedre di fatto, quelle inventate per risparmiare 2 mesi di stipendio. L’assetto scolastico pre-covid prevedeva per settembre 2020 circa 200mila cattedre da destinare ai precari.

Se le ore da 40 minuti divenissero realtà, il precariato verrebbe ridotto di un terzo ed ecco che assieme ai concorsi fantoccio banditi, l’attuale Governo eliminerebbe l’annoso problema della “supplentite”. 

CNPS Coordinamento Nazionale Precari Scuola

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