Supplenze scuola infanzia e primaria 2020/21: Miur fronteggia l’emergenza con studenti non laureati

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Supplenze scuola infanzia e primaria per l’anno scolastico 2020/2021, il Ministero dell’Istruzione, per fronteggiare l’emergenza ‘supplentite‘, apre le porte agli studenti non laureati ed è subito polemica. Un articolo firmato da Corrado Zunino su ‘Repubblica‘ (oggi, lunedì 20 luglio) mette in evidenza ‘l’ultima riforma che divide la scuola’. 

Supplenze infanzia e primaria anche a studenti non laureati: infuriano le polemiche

Come è noto, infatti, nell’Ordinanza Ministeriale riguardante le nuove Graduatorie Provinciali per le Supplenze e le Graduatorie di Istituto, la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha previsto che gli studenti che abbiano terminato il terzo anno di Scienze della Formazione Primaria o siano iscritti al quarto o al quinto possano insegnare alle scuole dell’infanzia e della primaria.

CSPI contrario alle nuove disposizioni della ministra Azzolina

Il CSPI (Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione) si è opposto alle indicazioni ministeriali, motivando il proprio parere con il rischio di danneggiare la didattica degli alunni più piccoli. Il CSPI ha chiesto che tale disposizione venga limitata ai laureandi del quinto anno a determinate condizioni: ‘Pur riconoscendo la fase di emergenza straordinaria – si legge nel parere – ritiene opportuno che si predisponga, in via temporanea, un elenco graduato provinciale distinto dal resto delle graduatorie che debbono restare riservate agli aspiranti che sono in possesso del titolo di studio. In tale elenco comunque sarebbe opportuno inserire gli studenti del V anno, in possesso di un numero di crediti formativi non inferiore a 240’.

Supplenze, Ministero Istruzione in affanno

Gli studenti non laureati, comunque, verrebbero chiamati solo dopo aver proceduto allo scorrimento delle altre graduatorie. Il Ministero dell’Istruzione, palesemente in difficoltà di fronte all’emergenza Covid-19 e alla ‘supplentite’ (senza contare le pressioni in merito agli aumenti degli organici), vuole evitare il ricorso alle MAD. C’è chi ritiene che questa scelta sia un ‘male minore’ rispetto alle MAD dove venivano chiamati laureati in ‘tutt’altro’, mentre i dirigenti scolastici tornano all’attacco sulla cosiddetta ‘chiamata diretta’ con le assunzioni fatte direttamente dai singoli istituti.

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