Comunicato CNPS: ‘Mobilitazione della scuola, il 2 settembre è solo l’inizio’

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Riceviamo e pubblichiamo comunicato stampa inviatoci dal Coordinamento Nazionale Precari Scuola.

Mobilitazione della scuola: il 2 settembre è solo l’inizio!

Tutto il mondo della scuola si è mobilitato. Il 2 settembre l’intero comparto dell’istruzione è sceso in piazza a Roma per lanciare un grido di allarme rispetto alla grave e delicata situazione che sta attraversando la scuola italiana. Docenti precari e di ruolo, personale tecnico amministrativo, personale ata, insieme a molte sigle del sindacalismo confederale e di base, tutti insieme, in due presidi, prima davanti al Parlamento e poi davanti al Miur, circa 1000 partecipanti, per gridare a gran voce gli atavici problemi della scuola, problemi strutturali che l’emergenza ha ingigantito.

Con le scuole aperte da 48 ore e l’inizio delle lezioni, tra una manciata di giorni il ritorno tra i banchi in presenza e in sicurezza è ancora un miraggio, tra il balletto di mascherine sì e mascherine no e di distanziamento sì e distanziamento no, la temperatura rilevata a casa dai genitori, orari di entrata e uscita differenziata in plessi con più di mille studenti, il quasi certo ritorno, almeno in parte, alla dad e i 50 mila docenti in più annunciati per affrontare questa emergenza di cui ancora non vi è traccia (docenti, questi ultimi, precari tra i precari, che nel caso di ritorno alla dad saranno licenziati e a cui non sarà concesso il ricorso alla disoccupazione). 
L’unico modo di affrontare seriamente questa emergenza è eliminare le classi pollaio, male storico della scuola italiana; ma per seguire questa via è necessario trovare nuovi spazi e, soprattutto, assumere definitivamente nuovo personale, molto di più rispetto agli 80 mila circa previsti dai concorsi, 80 mila che vengono spacciati come nuove assunzioni, ma che in realtà si limiteranno a coprire posti vacanti già esistenti. Occorre stabilizzare subito i quasi 100mila docenti precari con almeno tre anni di servizio, come prevede una direttiva europea del 1999 recepita dall’Italia nel 2001, sulla base di una graduatoria per soli titoli e servizi. È una possibilità che, a differenza di quanto afferma il Ministro, è prevista dalla nostra Costituzione e che è già stata impiegata in passato, oltre a essere normale in altri settori della pubblica amministrazione, ma soprattutto è una possibilità che valorizza l’esperienza di decine di migliaia di docenti che, pur precari, per anni si sono rimboccati le maniche per far funzionare la scuola, inoltre valuta il merito (tanto caro a parole al nostro Ministro) molto di più di mere domande teoriche o di offensivi test a crocette. 
Bisogna restituire dignità ai docenti precari con esperienza su sostegno, inspiegabilmente esclusi da ogni percorso concorsuale, come se l’esperienza degli insegnanti di sostegno fosse spazzatura priva di valore. Sono misure semplici, di buon senso, che permetterebbero di risparmiare ingenti risorse e tempo prezioso, consentendo di far entrare in aula i nuovi docenti in poche settimane evitando i tempi biblici dei concorsi italiani. Le risorse ci sono, perché per la prima volta le garantirà l’Unione Europea. 

Queste sono le rivendicazioni che una delegazione di docenti ha portato al Ministero, ma la Ministra Azzolina non c’era. Ha mostrato la sua oramai consueta arroganza e si è rifiutata di ascoltarci, l’unica risposta che abbiamo ricevuto al MI dal responsabile di Gabinetto e dal responsabile relazioni sindacali è stata: “Riferiremo e vi faremo sapere”, rituale formula di cortesia che già abbiamo ricevuto in passato, ma rispetto alle quali stiamo ancora attendendo le risposte. Il mondo della scuola è stanco e non tollera più di essere considerato l’ultima ruota del carro, da cui drenare risorse con tagli pluriennali. Ora le risposte le daremo noi. Nei prossimi giorni nelle piazze.

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