Venerdì 25 settembre avrà luogo il secondo incontro Governo-sindacati sulla Riforma pensioni 2021. La ministra del Lavoro Nunzia Catalfo ribadisce che vi saranno incluse Opzione Donna e Ape sociale, insieme ad altri misure per le pensioni anticipate.
Nunzia Catalfo su Opzione Donna e Ape sociale
Poco prima del nuovo incontro tra Governo e sindacati sulla Riforma pensioni 2021, la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo, durante un’audizione alla camera, ha ribadito la proroga di Opzione Donna e Ape Sociale.
In particolare, la Catalfo ha voluto precisare che “sul capitolo pensioni nella legge di bilancio ci saranno sicuramente Ape sociale, Opzione donna e un intervento sul tema del part time ciclico”.
Per quanto riguarda gli aiuti ai giovani, si sta valutando di inserire misure di staffetta generazionale o contratto di solidarietà espansivo.
In questo modo, si agevolerebbe l’entrata dei giovani nel mondo del lavoro, accompagnando, allo stesso tempo, i lavoratori che hanno raggiunto l’età pensionabile verso l’uscita.
La ministra non esclude, infine, che nel corso del prossimo anno possano essere attuati anche degli interventi più strutturali.
Gli altri temi da affrontare durante il confronto
Tra gli altri temi al centro del confronto di venerdì 25 settembre ci saranno, poi, le pensioni anticipate e Quota 100.
Secondo gli ultimi aggiornamenti, dopo Quota 100, dovrebbe definirsi una doppia flessibilità in uscita che terrebbe conto delle condizioni di lavoratori gravosi e usuranti.
Ciò significa che di norma si potrebbe accedere alla pensione a 64 anni di età e 38 di contributi con qualche penalità. I lavoratori gravosi e usuranti, invece, potrebbero andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età.
In ogni caso, però, l’obiettivo dei sindacati sarà quello di ridurre l’attuale soglia di pensionamento di 67 anni, come ha confermato anche Roberto Ghiselli, segretario confederale Cgil.
In particolare, secondo il suo punto di vista, ad oggi la soglia sostenibile per la pensione dovrebbe essere quella dei 62 anni, mentre i contributi minimi richiesti non dovrebbero raggiungere i 36 o 38. Da considerarsi per Ghiselli, “soglie contributive alle quali tra un po’ non arriverà più nessuno, soprattutto i più deboli sul mercato del lavoro”.