Comunicato ‘Professori senza cattedra’: ‘La selezione degli insegnanti precari? Si farà per Covid’

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Riceviamo e pubblichiamo un comunicato inviatoci dai ‘Professori senza cattedra’.

La selezione degli insegnanti precari? Si farà per Covid

888 è il numero di scuole interessate da casi di Covid-19 nel momento in cui scriviamo, a due settimane dalla riapertura. Si tratta dei primi casi di Covid-19 tra i banchi, contagi che hanno portato ovviamente alla quarantena o all’isolamento precauzionale di intere classi, alunni e insegnanti. Tra questi insegnanti ci sono anche alcuni dei 250.000 supplenti assoldati o ancora in corso di reclutamento per questo anno scolastico e tra loro 64.000 sono iscritti al primo dei tre concorsi banditi in questo contesto dal Ministero, in partenza tra tre settimane, ma nessuna data suppletiva è stata prevista per i candidati che dovessero trovarsi in quarantena o in isolamento, quasi a voler indicare che il criterio di reclutamento elaborato dall’attuale Governo sarà la selezione naturale.

Un alunno ha il Covid? Caro supplente, stai a casa per il bene di tutti, tanto tra qualche anno un altro concorso ci sarà anche per te. In un inizio di anno scolastico con cattedre ancora da riempire, spazi da trovare e classi troppo numerose (anche in Valle d’Aosta), si aggiungono le conseguenze dell’ennesima manovra politica fatta ad occhi chiusi, che potrebbe comportare la scelta estrema di molti supplenti di chiedere un periodo di aspettativa non retribuita solo per potersi mettere al riparo dal rischio di non partecipare, dopo anni e anni di attesa, all’unica modalità di accesso al ruolo che il Governo ha contemplato.

Parliamo di unica modalità perché il Ministero dell’Istruzione è stato sordo a qualsiasi proposta alternativa, meritocratica e realistica, che permettesse di portare gli insegnanti precari storici – un’anomalia patologica nel nostro Paese – in servizio il 1° settembre e non ad anno scolastico già iniziato, e di non bloccare con la macchina organizzativa di un concorsone 7.500 scuole già in affanno per via di questo rientro complesso e – ricordiamolo – pure a causa delle elezioni per le quali non sono stati trovati spazi alternativi.

La Valle d’Aosta ha la possibilità di emanciparsi dalle dinamiche perverse di potere del Governo centrale facendo valere l’autonomia che tante forze politiche portano nel nome e nel programma e di dare così al sistema scolastico valdostano la stabilità e la progettualità che sono ingredienti imprescindibili dell’eccellenza. A luglio la Valle d’Aosta è stata l’unica regione d’Italia a non riaprire le graduatorie di istituto adducendo motivazioni organizzative e lo ha fatto sulla base della propria autonomia: alla luce del numero incalcolabile di errori e di incongruenze che si sono verificati su tutto il territorio nazionale, la regione Valle d’Aosta ha avuto ben ragione a far valere la propria specificità giuridica, e quindi non si comprende per quale motivo nei mesi scorsi l’Assessorato abbia sempre escluso a priori l’impiego dell’autonomia per indire un suo percorso di formazione e reclutamento del personale docente, più costruttivo per la professionalità degli insegnanti, più realistico nell’attuale stato di emergenza dato dal protrarsi della pandemia e meno dispendioso a livello organizzativo.

I “Professori senza cattedra” della Valle d’Aosta si mettono quindi ancora una volta a disposizione di tutte le forze politiche della nuova legislatura per collaborare a un piano strategico non solo per la risoluzione dell’emergenza ma per risolvere le criticità croniche da cui la nostra Regione è stata contagiata per non aver esercitato per tempo l’autonomia sancita a livello di Statuto. Antonio Caprarica, giornalista e scrittore: “Bisognerà pur dire che questo concorso non porterà 30.000 insegnanti nelle scuole italiane (N.d.R. Quest’anno il numero di supplenti ha raggiunto la quota di 250.000). Coloro che faranno il concorso adesso entreranno a scuola tra un anno, allora oggettivamente chiunque voglia guardare questa situazione con un pochettino di freddezza si chiede perché l’urgenza di fare un concorso adesso in condizioni eccezionali. Tutti noi lo sappiamo, basta sfogliare i giornali per sapere cosa ci vuole per organizzare un concorsone – 7.500 scuole, una quantità impressionante di gente che si muove su e giù per l’Italia – , quando il Covid sembra semplicemente annunciarci un glorioso ritorno, e uno effettivamente si chiede quale sia la ragione di codesta urgenza e perché ad esempio non possano essere tranquillamente impiegati quelle migliaia di insegnanti che hanno dimostrato assai più che con un concorso ma con anni e anni di insegnamento la loro passione e la loro qualità” (Stasera Italia, 29 settembre 2020) 

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