La scuola non chiude perché è importante per l’economia

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La scuola rimarrà aperta anche con contagi molto più alti di quelli attuali. Il motivo è solo economico. Gli aspetti organizzativi proposti dal sistema scolastico e la formazione interessano poco.

La scuola e le fabbriche non chiuderanno

“La scuola e le fabbriche rimarranno aperte anche in caso di aumenti dei contagi”. Non è solo L. Azzolina a ripeterlo. E’ in buona compagnia. Hanno fatto la medesima dichiarazione G. Conte, F. Boccia e R. Speranza, a dimostrazione che la posizione è di tutto il governo.
La dichiarazione però va letta correttamente. Il quasi normale svolgimento di questo anno scolastico complicato è correlato ai contagi, che sono altra cosa dai malati in terapia intensiva e dai decessi. Per quanto riguarda queste due situazioni, il quadro è sicuramente migliore, rispetto a marzo, anche se la tendenza inizia a preoccupare.

L’economia detta le regole

Quale ragione spinge il governo a non confermare la possibilità di una chiusura totale decretata con l’interruzione della didattica in presenza e lo stop del ciclo produttivo? Non è difficile intuire che la grande paura dettata da una grave crisi economica legata a un seconda chiusura totale, condiziona fortemente l’esecutivo.
Il suddetto motivo è spesso taciuto, ma lo si intuisce facilmente. Attualmente la decisione drastica di chiudere tutto tra marzo e maggio ha fortemente condizionato il Pil, facendolo crollare a – 12%. I mesi seguenti hanno sicuramente migliorato la situazione recuperando due punti in percentuale. Il governo si è posto l’obiettivo di chiudere l’anno con un ulteriore ribasso (-8%).

La formazione interessa poco

La conferma di quest’attenzione al ciclo produttivo proviene dal fatto che poco si parla delle condizioni organizzative e didattiche proposte dalla scuola targata Covid-19.
Ci sono insegnanti che lamentano la permanenza di classi numerose, di assenza dei banchi monoposto, di doppi turni…
Non parliamo poi della didattica ridotta a lezione frontale, per la necessità di mantenere il distanziamento buccale. Una didattica che nelle prossime settimane sarà sempre più frammentata per via delle assenze dovuti ai malanni di stagione e ai contagi Covid-19. Una didattica che probabilmente sarà interrotta per via della procedura del tampone, al quale dovrà sottoporsi il docente coinvolto anche solo indirettamente. Il suo stato di “ricovero ospedaliero”, infatti costituirà un impedimento all’insegnamento.
Tirando le somme, avremo una scuola formalmente aperta, ma gravemente compromessa dal lato formativo. Qualcuno dirà: “Meglio della chiusura!”. Qualcun altro porrà il quesito in questi mesi ricorrente: “Meglio morire di Covid-19 o di fame?”

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