A proposito del tema pensioni, il direttore del quotidiano Il Foglio Claudio Cerasa avrebbe affermato che a pesare sul comparto scolastico non sarebbe solo il Covid, ma anche Quota 100. Scopriamo in che modo.
Pensioni: il rapporto annuale dell’Inps
Nella giornata di giovedì 29 ottobre è stato presentato il Rapporto annuale dell’Inps, da cui emerge chiaramente come:
- circa il 34% dei pensionati percepisce un assegno inferiore ai 1.000 euro al mese;
- oltre il 21% percepisce redditi pensionistici mensili tra i 1.000 e i 1.500 euro;
- il restante 45% ha redditi pensionistici oltre i 1.500 mensili, di cui l’8% che supera i 3.000 euro.
Dal Rapporto si evince, inoltre, che il divario tra uomini e donne resta ancora molto alto anche in termini pensionistici.
Il sesso maschile, infatti, recepisce in media una pensione di 1.864 euro, mentre il genere femminile di 1.336.
È proprio in questo contesto che si inserisce il dibattito sulla Riforma pensioni e la riflessione di Cerasa circa gli effetti negativi che Quota 100 e Covid avrebbero determinato in settori cruciali come la scuola.
La riflessione di Cerasa
Il Direttore de Il Foglio Claudio Cerasa, insieme all’economista Vincenzo Galasso, hanno provato ad interrogarsi sui problemi che affliggono oggi settori fondamentali come la scuola e la sanità.
Secondo il loro punto di vista, non sarebbe stato solo il Covid a pesare sul comparto scolastico e su quello sanitario. Alla pandemia si sarebbe, difatti, aggiunta anche Quota 100. La misura sperimentale per la pensione anticipata, introdotta nel 2019 e che nel 2021 potrebbe determinare un vero e proprio boom di pensionamenti.
“La misura lascia in eredità un enorme scalino. Senza ulteriori riforme, alcuni avranno potuto usufruire di Quota 100 andando in pensione a 62 anni con 38 anni di contributi e altri invece, magari solo per essere nati pochi giorni dopo, non avranno raggiunto a tempo la fatidica quota e dovranno aspettare quasi cinque anni per andare in pensione, a 67 anni o con 42 e 10 mesi di contributi” spiega Galasso.
Da qui deriva la percezione che la carenza di personale nelle scuole sia fortemente legata allo scivolo causato da Quota 100.
Stando ai dati Inps, Cerasa sottolinea come questo sospetto appaia fondato. “Quota 100 ha indebolito la struttura pubblica, togliendo al mondo della scuola e della sanità personale prezioso”.
I dati Inps in possesso del quotidiano romano evidenzierebbero, infatti, che dei quasi 78.000 dipendenti pubblici che hanno usufruito di Quota 100 dal 1° gennaio 2019 al 1° ottobre 2020, quasi 34.000 proverrebbero dal mondo della scuola e circa 12.000 da quello della sanità.