Covid-19, i contagi in Italia continuano, purtroppo, ad aumentare anche se gli esperti cominciano ad intravedere qualche segnale di miglioramento nella curva epidemiologica. Il quotidiano ‘Repubblica’ di oggi, giovedì 12 novembre, ha raccolto le opinioni di alcuni scienziati. Il professor Roberto Battiston, fisico dell’Università di Trento, ha analizzato due curve: la prima è quella gli infetti attivi (ovvero tutti coloro che risultano positivi a un dato giorno); la seconda è quella relativa al tasso di crescita degli infetti attivi.
Covid-19, picco dell’epidemia potrebbe essere il 27 novembre
L’ex presidente dell’Agenzia spaziale italiana spiega: ‘Il tasso di crescita ci dice la pendenza della curva degli infetti, è il parametro più sensibile per registrare i cambiamenti della pandemia: se il tasso di crescita è positivo gli infetti aumentano, se è pari a zero gli infetti sono stazionari, se è negativo gli infetti diminuiscono’.
La vera impennata si è riscontrata nelle prime settimane di ottobre. ‘Il 24 settembre tutte le scuole italiane erano state riaperte – prosegue Battiston – rimettendo in movimento tra personale, studenti e famiglie, qualcosa come 30 milioni di persone’. Da qui il tasso di crescita superiore in salita che porta, come conseguenza, un aumento degli infetti sempre più veloce.
‘Gli ultimi dati segnano finalmente una inversione di tendenza‘ – ha dichiarato il fisico. ‘Il tasso di crescita è ancora positivo ma sta puntando verso il basso, questo significa che i contagi continuano ad aumentare ma lo fanno ormai spompati, con una velocità via via ridotta. Di questo passo – azzarda Battiston – il tasso di crescita diverrà negativo il 27 novembre. E quel giorno ci potrebbe essere il picco di infetti attivi con circa 827mila casi’.
Il professor Giorgio Parisi: ‘Il rallentamento c’è ma resta il problema dei tamponi’
Un altro fisico, Giorgio Parisi, non è così ottimista parlando di ultimi dati troppo oscillanti che, comunque, sembrerebbero confermare il rallentamento: ‘Intorno al 20 di ottobre i nuovi casi e i morti raddoppiavano ogni settimana. Oggi non è più così – ha sottolineato il presidente dell’Accademia dei Lincei – Resta però il problema dei tamponi: non sappiamo se sono davvero i contagi a rallentare o se piuttosto ci stiamo perdendo una grande quantità di positivi perché il sistema è saturo. Ormai non si sfonda il tetto dei 220mila test al giorno, ma quanti contagiati troveremmo se ne facessimo molti di più?’.