Comunicato gruppo FB ‘La scuola non è malattia, non c’è istruzione senza salute’

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Riceviamo e pubblichiamo un comunicato inviatoci da un gruppo di docenti provenienti da diverse realtà territoriali riguardo ‘l’incresciosa situazione che stiamo vivendo nelle scuole in questo periodo emergenziale’.

‘La scuola non è malattia, non c’è istruzione senza salute’

LO STATO NON FUNZIONA E IL PREZZO LO PAGHIAMO TUTTI!

Se stiamo aperti dobbiamo essere tutelati, chi sta a casa deve essere pagato!! Lo Stato ci ha scaricati, le scuole hanno aperto SOLO grazie allo sforzo di chi ci lavora. Sono mancati i fondi necessari, nonostante i sei mesi intercorsi tra il primo lockdown e la riapertura delle scuole, per adeguare personale e strutture alla situazione emergenziale sopravvenuta, inoltre non sono stati istituiti protocolli adeguati, a livello nazionale, per la tutela della salute di lavoratori, alunni e famiglie.

L’UNICA SCUOLA CHE CONTEMPLIAMO, SI FA IN PRESENZA!!LA DAD NON È SCUOLA MA, IN QUESTE CONDIZIONI, NON SI PUÒ CHE CHIUDERE TUTTO!!

1. Chiudere tutte le scuole, di ogni ordine e grado, per due settimane, dando modo, ad eventuali positivi, di esaurire la carica virale.

2. Garantire a tutte le famiglie un congedo parentale a piena retribuzione o, se senza un contratto subordinato, garantire una forma di supporto economico adeguata.

3. Di fronte ad una riapertura, effettuare tamponi bisettimanali a tutto il personale scolastico, gli alunni e le famiglie, istituendo presidi sanitari in ogni istituto.

4. Istituire protocolli di contenimento e tracciamento CREDIBILI. In caso di contatti indiretti multipli, le classi vanno isolate.

5. Riconoscere l’infortunio INAIL, attualmente la procedura è fumosa e non retroattiva, in caso di contagio, e una forma di indennizzo economico, per tutto il personale scolastico; nelle scuole il fattore di rischio elevato è una realtà e va riconosciuto.6. Adeguamento dell’organico, docente e ATA, al reale fabbisogno di ogni scuola.

Che la scuola, da oltre un ventennio, sia vista come una spesa da tagliare, è cosa tristemente risaputa: già in condizioni di normalità, arrancava a fatica e grazie al solo sforzo delle lavoratrici e dei lavoratori. La pandemia ha solo reso evidente lo stato di sfacelo strutturale in cui versa la scuola pubblica. Ad oggi non è possibile garantire neanche il normale tempo scuola a causa dell’aumento del contagio tra i lavoratori. Il mancato tracciamento, saltato a causa del propagarsi esponenziale dell’epidemia e della colpevole impreparazione del sistema, espone tutte e tutti al contagio e costringe alla chiusura a singhiozzo di numerose classi, travolte dalla violenza del virus. In regioni come la Lombardia non si effettua più nemmeno la quarantena per i lavoratori venuti a contatto con i positivi e, ai bambini, non vengono effettuati tamponi in assenza di sintomi.

In queste condizioni, la scuola si svuota del suo valore, per trasformarsi in un parcheggio per le famiglie sottoposte al medesimo ricatto basato sul lavoro contrapposto alla salute. Lo stato di emergenza diventa la continua giustificazione per la criminosa incompetenza dei nostri governanti; il nostro sistema sanitario, complici le commesse in favore dei privati a cui è delegato oltre il 60 % degli interventi ambulatoriali, è totalmente inadeguato ad affrontare una pandemia di queste proporzioni. Dal 22 gennaio 2020 è stata istituita la task force che si occupa dell’epidemia eppure, quando ne siamo stati investiti, eravamo “impreparati”; a settembre, con la riapertura delle scuole, non era stato istituito un piano credibile di intervento nonostante i mesi intercorsi.

In questi ultimi mesi, mentre in tutto il mondo si investiva per attrezzarsi ad una seconda ondata, qui ci si è limitati ad appellarsi all’autonomia scolastica e nel suo nome la Ministra Azzolina si è rifiutata di attuare un reale piano di entrata e uscita differenziata, che avrebbe alleggerito il carico del disastroso trasporto pubblico, scaricando oneri e responsabilità sulle scuole. Abbiamo chiesto nuove e più ampie strutture per garantire il distanziamento e non ce le hanno date. Hanno stabilito protocolli adattabili alle attuali condizioni di abbandono della scuola e non alle esigenze reali di contenimento del contagio.

Abbiamo chiesto di raddoppiare il personale per poter formare gruppi-classe meno numerosi, ma le scuole con oltre mille alunni hanno avuto due “cattedre covid”, ancora non pienamente attivate per errori relativi ai conteggi di spesa. Il rifiuto di mettere in ruolo precari, con esperienza decennale, ci pone nelle condizioni di trovarci con ancora moltissime cattedre scoperte e di non avere praticamente supplenti. Abbiamo chiesto che i DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) fossero in qualche modo standardizzati, ma hanno concesso di indossare mascherine a piacere, anche di stoffa, nonostante il Ministero della Salute riconosca solo i protocolli BFE (EN 14683). I docenti di sostegno e gli educatori, nonostante la complessità e l’esposizione ai rischi del loro ruolo, molto spesso non vengono dotati di protezioni adeguate.

Mentre migliaia di famiglie, in ginocchio per il mancato sostegno, arrancano per arrivare a fine mese, il governo continua a non garantire adeguato sostegno al reddito indiscriminato ed universale. L’unico aspetto su cui è stata garantita attenzione è ciò che voleva Confindustria: riaprire tutto, “senza se e senza ma”, a discapito della salute collettiva. Vogliamo l’immediata chiusura di ogni attività produttiva, per tutto il tempo necessario, non una sequela di provvedimenti che ci vogliono, in ogni categoria, veder morire sul posto di lavoro e restare chiusi in casa in assenza di assistenza sanitaria.LE SCUOLE NON POSSONO DIVENIRE IL LAZZARETTO DEL PAESE, CHIUDERE TUTTO, CHIUDERE SUBITO!!

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