Manovra, ex ministro Fioramonti: ‘Scuola e ricerca, non ci siamo proprio’

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“Ultima legge di bilancio per scuola e ricerca non ci siamo proprio. L’ho detto mille volte e lo ripeto: questa Legge di Bilancio (LdB) rappresenta l’ultima opportunità che abbiamo per fare quegli investimenti decisivi per lo sviluppo del Paese, prima di una nuova stagione di tagli alla spesa pubblica”. Così dichiara l’On. Fioramonti (MISTO), già Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Manovra, Fioramonti: ‘Scuola e ricerca, non ci siamo proprio’

“Per la prima volta nella storia- continua Fioramonti-, sono infatti saltati tutti i parametri macroeconomici: in un solo anno, ci è stato concesso di fare oltre 150 miliardi di euro di deficit, facendo schizzare il debito pubblico ad oltre il 160% del Pil. Queste maglie larghe e questa espansività di spesa non torneranno più nei prossimi anni. Anzi, a Bruxelles già si comincia a parlare di “piani di rientro dal debito” e (purtroppo) ritornano i soliti riferimenti al linguaggio dell’austerità, come anche indicato nella nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza da parte del Ministro Gualtieri. Inoltre, qualunque riferimento alla presunta magia del Recovery Fund e del Next Generation EU, a cui spesso rimanda il Governo, si scontra con una serie di fatti inequivocabili: non sappiamo se questi fondi saranno mai disponibili (basti pensare al veto minacciato da tanti Stati Membri, inclusi gli amici di Salvini e Meloni del sovranismo di Visegrad), quando lo saranno (non prima del 2022) e se riusciremo a spenderli (visto che l’Italia ha una pessima tradizione nella gestione dei fondi europei). E poi, in larghissima parte, si tratterebbe di nuovo debito, non di soldi regalati. È utile ricordarlo: i fondi europei non servono per pagare gli stipendi, per assumere personale, per superare il precariato, ma per fare investimenti infrastrutturali. Senza persone, però, le infrastrutture non creano valore da sole”. 
“Per tutte queste ragioni- dichiara l’ex Ministro-, l’attuale LdB diventa l’ultimo mezzo per creare quelle condizioni di spesa produttiva, che mettano davvero al centro formazione e ricerca. Invece, fa esattamente il contrario. Per quanto riguarda la Scuola, la spesa corrente (cioè quella che serve davvero a rilanciare il settore, intervenendo sul personale, la supplentite, il sostegno, ecc.) cresce solo di 300 milioni nel 2021. Alcuni partiti di maggioranza sono ricorsi all’espediente maldestro di sommare gli investimenti previsti per tutti i prossimi tre anni (1,6 miliardi in totale), aggiungendo poi interventi in conto capitale, e facendo finta che sia lo stanziamento complessivo per il prossimo anno. Si tratta di una strategia comunicativa che era stata paventata anche a me quando ero Ministro: calcola tutto, anche quanto già previsto dalle LdB precedenti e presentalo come fosse addizionale, mescolando fondi già stanziati e accorpando tutta la spesa prevista sul triennio come se fosse solo per il prossimo anno. Questa strategia spesso funziona perché sono davvero pochi a capire qualcosa di contabilità pubblica, soprattutto tra i giornalisti. Ma non è giusto: le Leggi di Bilancio si misurano anno per anno, perché gli stanziamenti promessi per gli anni successivi possono sempre cambiare, ed in genere lo fanno. E comunque, anche se sommassimo tutto per i prossimi tre anni, resteremmo largamente sotto il fabbisogno del settore. Mi rallegra che il Ministero dell’Istruzione abbia accolto il nostro appello per la stabilizzazione degli specializzati sul sostegno (attendiamo di capire le modalità di reclutamento), ma anche in questo caso pochissimi posti saranno coperti nel 2021, rimandando il grosso delle assunzioni agli anni successivi” -e prosegue – “Per l’Università si è fatto qualcosa in più, soprattutto per aumentare la no-tax area (150 milioni) e per il diritto allo studio (70 milioni), mentre per la Ricerca siamo decisamente al di sotto delle aspettative se pensiamo che il cosiddetto Piano Amaldi, apprezzato pubblicamente dal Premier e dal Ministro dell’Università e della Ricerca, prevedeva almeno 1 miliardo aggiuntivo già dal 2021, da incrementare ulteriormente ogni anno, così da arrivare a 15 miliardi entro cinque anni. Cifre da sogno, che non sono neppure lontanamente all’orizzonte”. 
“Come ricorderete- prosegue il deputato del misto-, lo scorso anno io chiedevo 3 miliardi subito, non tanto per progetti faraonici, ma per mantenere la Scuola, l’Università e la Ricerca su un livello di galleggiamento. Il Governo stanziò a malapena 2 miliardi (inclusi 1,5 miliardi per il rinnovo contrattuale, già previsto in realtà per tutta la pubblica amministrazione e che quindi, a rigor di logica, non si sarebbe dovuto computare tra i fondi aggiuntivi per l’istruzione), promettendo solennemente che i finanziamenti sarebbero stati trovati nella prossima LdB, cioè questa di oggi (lo stesso mi era stato detto  nella prima LdB, quella de 2018). A quel tempo, avevamo i paletti del Patto di Stabilità e Crescita da rispettare e oltre 20 miliardi di clausole di salvaguardia da sterilizzare. Quest’anno, invece, abbiamo le mani completamente libere”.  
“La tragedia della pandemia poteva essere l’opportunità (più unica che rara) per fare quegli interventi che, in tempi normali, non sono mai consentiti. Il rischio, invece, è che ci ritroveremo con gli stessi problemi di prima, ma con un debito moltiplicato esponenzialmente. Un debito che non produrrà crescita, né economica né culturale, ma bloccherà qualunque speranza futura di un’inversione di tendenza. Per tutte queste ragioni, chiedo al Governo di ripensarci e rimettere mano al testo della LdB, per dare alla Scuola, all’Università e alla Ricerca le risorse necessarie per un vero salto di qualità”- così conclude l’ex Ministro.

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