I social ormai, soprattutto in tempo di Dad allo stato attuale per certi gradi scolastici, sono un luogo di ritrovo e confronto. E anche gli insegnanti colgono l’occasione per raccontare e condividere le loro esperienze, i loro timori e le loro impressioni. Oggetto di discussione negli ultimi giorni è la riapertura delle scuole.
Da settembre ci sono scuole che non hanno mai chiuso, parlando dell’infanzia e della primaria. Ma ci sono poi le scuole della secondaria che si trovano a dover fare i conti con una didattica a distanza non ancora perfettamente messa a punto. E ci sono state scuole di ogni ordine e grado, che dall’inizio dell’anno scolastico ad oggi, qua e là per l’Italia, hanno dovuto chiudere per casi di covid ed espletamento della quarantena.
Oggi ci si interroga se le scuole della secondaria debbano riaprire a dicembre o a gennaio. E se riapriranno ci si chiede quali condizioni di sicurezza aggiuntive verranno approntate.
E gli insegnanti? Cosa ne pensano?
Il livello di soddisfazione degli insegnanti
Da quanto emerge, un tema così dibattuto come quello della messa in sicurezza delle scuole, e l’ipotesi della riapertura, ha diviso gli insegnanti, mostrando però una propensione al disaccordo nei confronti di un ritorno in presenza nelle condizioni attuali.
La didattica in presenza continua ad essere preferita da chi da sempre pone l’accento sulla necessità di un rapporto “face-to-face” con gli studenti e lontano dai problemi di disconnessione quotidiani che portano ad un doppio lavoro sia per gli insegnanti che per gli studenti.
Ma non manca una buona e maggioritaria fetta di insegnanti totalmente sfavorevole alla riapertura delle scuole, lamentando disinteresse da parte del MI nei confronti dei molti docenti contagiati, protocolli non seguiti alla lettera nelle scuole in termini soprattutto di distanziamento, aule piccole e mascherine di bassa qualità.
Questi ultimi sono gli aspetti più salienti a motivazione del dissenso e dell’insicurezza dei docenti nei confronti di un rientro a scuola in cui non si sentono affatto tutelati.
Malcontento tra l’altro manifestato anche da molti sindacati che auspicano per un non ritorno in presenza a tutela della salute.