Studiare Medicina all’estero: il piano B degli studenti

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Studiare Medicina all’estero è un fenomeno molto diffuso tra gli studenti italiani, i quali lo considerano un valido piano B al tanto temuto test d’ingresso. Ecco quali sono le ragioni della scelta.

Studiare Medicina all’estero: come si spiega il fenomeno

Per gli aspiranti camici bianchi il test d’ingresso a Medicina rappresenta da sempre uno scoglio difficile da superare.

Spesso, infatti, gli studenti prendono in considerazione una serie di alternative nel caso in cui non dovessero riuscire a passare la prova.

In genere, chi non riesce ad entrare alla facoltà sceglie di iscriversi ad altri corsi di laurea in ambito scientifico, per poi tentare di nuovo il test di Medicina successivamente, in modo tale da non perdere un anno.

Tuttavia, nell’ultimo periodo, è emerso un altro fenomeno che sta prendendo piede sempre di più e che risulta in continua crescita: la scelta di studiare Medicina all’estero.

Sono di fatto tantissimi gli studenti che per non perdere tempo decidono di optare per questo piano B e partire per l’Europa, intraprendendo gli studi in una lingua straniera o anche nella propria.

“È un trend che pare in crescita” hanno spiegato gli esperti. Le ragioni? Aggirare il test d’ingresso in italiano, scegliere all’interno di un’offerta formativa privata più ampia e fare esperienza all’estero.

La questione dei titoli equivalenti

Per coloro che decidono di studiare Medicina all’estero, emerge però il problema legato ai titoli equivalenti.

Ad ogni modo, le lauree conseguite all’estero nei paesi UE sono attualmente equiparate a quelle italiane.

Pertanto, una volta che gli studenti laureati fanno ritorno in Italia, essi si configurano come ‘medici con cittadinanza italiana che si sono laureati all’estero, in un Paese UE’.

Ciò significa che il medico in questione, prima di iscriversi all’Albo, deve ottenere il riconoscimento della laurea comunitaria, presentando apposita domanda al Ministero della Salute.

Diverso è, invece, il discorso relativo alle lauree conseguite nei paesi extra UE, per cui l’abilitazione e l’iscrizione all’Albo richiedono procedure più complesse.

Anche in questi casi, però, esistono alcune eccezioni che dipendono dagli accordi stipulati tra le singole università.

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