Italia verso proroga zona rossa e arancione: ipotesi riapertura scuola

Nuovo DPCM governo Draghi con le nuove misure restrittive in vigore da sabato prossimo, 6 marzo 2021. In arrivo una stretta anche per quanto riguarda le scuole dell‘infanzia e le elementari?

Nuovo DPCM dal 6 marzo e chiusura scuole: ecco le possibili novità in arrivo

L’indicazione fornita dal Cts sarebbe quella di alzare ulteriormente la guardia per quanto concerne scuola dell’infanzia e primaria, sinora rimaste sempre aperte. Viene fortemente consigliato di adottare misure più drastiche nelle zone dove i contagi rischiano di andare fuori controllo: misure più restrittive che riguarderebbero anche solamente specifici Comuni o province. Ora la ‘patata bollente’ passerà nelle mani del premier Mario Draghi e al Consiglio dei Ministri, atteso oggi, 2 marzo, a prendere una decisione definitiva.

Zone rosse

La preoccupante incidenza delle varianti del virus potrebbero indurre il governo ad operare delle chiusure ‘chirurgiche’, in zone anche ristrette quindi: le misure, quindi, potrebbero non riguardare l’intera regione ma solamente determinate province o Comuni, in caso di focolai. In ogni caso, l’indicazione del Cts per le aree che diventeranno ‘zone rosse’ è quella di chiudere tutte le scuole con il passaggio automatico alla didattica a distanza. 

Regioni arancioni e gialle

Nelle regioni arancioni, invece, saranno i governatori, o anche i sindaci o i prefetti, a prendere eventuali decisioni maggiormente restrittive, a seconda della ‘densità’ dei contagi riscontrati. Il Cts ha indicato una soglia di 250 contagi ogni 100mila abitanti su 7 giorni per la chiusura automatica delle scuole: i ministri sono divisi in merito a quest’ultimo aspetto, ovvero l’ipotesi di bloccare le lezioni in presenza anche nelle ‘zone arancioni’ più colpite cioè laddove, secondo il parametro fissato dal Cts, ci sono 250 positivi ogni 100mila abitanti a livello locale e a rischio varianti. Per le regioni gialle, invece, non dovrebbero cambiare le regole: quindi si andrebbe verso la conferma della limitazione della didattica in presenza (dal 50 al 75 per cento) solamente per le scuole superiori.