Nel corso dei prossimi mesi è attesa la Riforma pensione, anche se al momento il premier Mario Draghi non è ancora entrato nel vivo della questione. Nel frattempo, però, all’interno del dibattito sono emerse alcune ipotesi, tra cui Quota 102 e Quota 92. Vediamo quali sono i pro e i contro di ciascuna misura.

Riforma pensione: cosa accadrà alla fine del 2021

Alla fine del 2021, la scadenza prefissata per Quota 100, dovrà necessariamente essere attuata la riforma delle pensioni.

Ad oggi, però, la questione sembra essere stata messa in secondo piano a causa dell’emergenza sanitaria in corso.

Tuttavia, all’interno del dibattito sulle pensioni, sono emerse alcune ipotesi su ciò che potrebbe accadere a partire dal 2022.

Tra le proposte del Governo, dei partiti e dei sindacati si sono insinuate alcune misure:

Attualmente, la proposta della Lega di estendere a tutti Quota 41, la misura destinata ai lavoratori precoci, sembra essere di difficile realizzazione. Soprattutto alla luce delle richieste europee.

Pertanto, le opzioni più accreditate rimangono al momento Quota 102 e Quota 92. Vediamole a confronto.

Quota 102 versus Quota 92

Come anticipato, tra le misure pensionistiche che potrebbero essere introdotte a partire dal 2022 vi sono Quota 102 e Quota 92.

Quest’ultima opzione permetterebbe di andare in pensione a 62 anni con 30 di contributi versati. Ma sarebbe destinata ad una platea ristretta, vale a dire solo a coloro che svolgono lavori gravosi.

È chiaro, quindi, che questa misura non eviterebbe lo scalone di 5 anni per quei lavoratori che rimarrebbero esclusi dalla manovra.

Con Quota 102, invece, chiunque potrebbe uscire dal mondo del lavoro a 64 anni (due in più di Quota 100) e con 38 di contributi, accettando però una significativa penalizzazione sull’assegno.

Pertanto, se da un lato Quota 92 sembra essere più vantaggiosa perché abbassa i requisiti per accedere alla pensione, dall’altro il fatto che sia destinata a meno persone potrebbe non risolvere il problema dell’attuale sistema previdenziale.