Contagi a scuola, uno studio coordinato da S. Gandini indica le scuole come luoghi sicuri. Il lavoro riceve molte critiche. Il Cts non si affida allo studio sponsorizzato dal Governo, bensì alla Fondazione Bruno Kessler di Trieste. Resta l’incertezza sui dati. Non è il caso di ripensarci?
Contagi a scuola, uno studio contestato
Contagi a scuola, il Premier Draghi e il Mi hanno giustificato la riapertura post-pasquale delle scuole, basandosi su uno studio condotto da S. Gandini. In sintesi, Il lavoro sostiene che “Il rischio zero non esiste ma sulla base dei dati raccolti possiamo affermare che la scuola è uno dei luoghi più sicuri rispetto alle possibilità di contagio”.
Il lavoro è stato pubblicato su “Lancet Regional Heath”, un portale-satellite che ruota intorno al prestigioso e autorevole “The Lancet”. Lo scenario non è sfuggito a A. Casadio medico e scrittore che con un articolo pubblicato su “Domani” (25 marzo) evidenzia che lo studio è stato “dirottato verso la sottomarca della loro rivista” dove il processo di revisione è meno rigoroso.
Un’altra contestazione proviene da M. Galli (“Agora” 1 aprile), infettivologo, che definisce lo studio con delle criticità nell’impostazione. Anche A. Crisanti (PiazzaPulita 15 aprile) critica lo studio giungendo fino a fare le pulci sui termini (“non si può far coincidere l’incidenza con il rischio). Dello steso tenore è F. Pregliasco che contesta il periodo di osservazione ormai poco importante e di aver inserito nello studio delle scuole, dove non sono stati effettuati i tamponi.
Il Cts preferisce affidarsi a una Fondazione
Il lavoro di S. Gandini aveva ricevuto la benedizione di B. Floridia (Sottosegretaria al Mi) “che conferma, con evidenze scientifiche, che la nostra posizione di sempre, cioè di tenere aperte le scuole in presenza, è supportata da evidenze scientifiche.”
Ora il Cts composto da molti addetti ai lavori cosa decide? Si affida alla Fondazione Bruno Kessler di Trieste individuata dal Presidente S. Brusaferro. (ItaliaOggi 13 aprile) La Fondazione ha comunicato al Cts che dall’analisi dei contagi nelle scuole “non si hanno, a oggi, informazioni; non esistono stime di trasmissibilità nelle scuole e quindi non è possibile analizzare l’effetto della riorganizzazione scolastica alla ripresa della attività didattica dopo la scorsa estate…al momento è possibile basarsi solo sul numero dei contagi che avvengono in età scolare, senza avere evidenza se questi siano avvenuti all’interno delle scuole, prima dell’ingresso negli istituti scolastici o nelle attività periscolastiche». Di fatto, smentendo la narrazione che la scuola è sicura e i contagi avvengono fuori dagli istituti, che in questi mesi e ancora nelle settimane successive a questa seduta del Cts si ripete come un mantra.”(ItaliaOggi 13 aprile).
Il Governo tornerà sulla decisione?
La decisione del Cts e soprattutto le conclusioni della Fondazione rimettono in discussione lo scenario ipotizzato dallo studio di S. Gandini. Evidenzia inoltre la l’incertezza sui dati, confermando come la scienza post-galileiana si basa sul principio di falsificazione, dove ogni teoria non riesce mai a rispecchiare il mondo. Può avvicinarsi, ma in nessun caso avanzare la pretesa di chiudere il cerchio. Famoso un lavoro di K. Popper dal titolo “La ricerca non ha fine”.
Detto questo e considerando la grande incertezza non è il caso di tornare sulla decisione di aprire le scuole? Non è opportuno, come sostiene A. Crisanti “fare come l’Inghilterra, che per 4-5 mesi ha sì chiuso, ma ha vaccinato moltissime persone. Vaccinando molto, molto di più di quanto è stato fatto in Italia, allora potevi permetterti di ricominciare le lezioni”.