Scuola, si continua a parlare della vicenda accaduta a Verona, dove una studentessa ha dovuto bendarsi in quanto ‘sospettata’, dalla propria professoressa di tedesco, di applicare dei ‘trucchetti’ durante l’interrogazione. A questo proposito, il professor Franco Ferrarotti, nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano ‘La Stampa‘, ha espresso la propria opinione in merito alla situazione attuale che sta vivendo la scuola.
Ferrarotti: ‘Il vero problema della scuola è che molti prof sono demotivati’
‘Il vero problema della scuola, a tutti i livelli, non sono gli studenti né le aule o le lavagne, ma la motivazione dei professori – ha spiegato il noto sociologo 95enne al quotidiano ‘La Stampa’ – Molti di loro sognano stipendi più alti e fanno dipendere il loro basso prestigio dai bassi salari. I professori che ho conosciuto facevano della loro professione un impegno permanente, consideravano la cultura un progetto di vita. È questo che va ricostruito, riscoprendo la sovrana utilità dell’inutile.’
Ferrarotti sostiene che la pandemia ‘ci sta aiutando a riscoprire l’importanza del rapporto interpersonale da considerare come un rapporto che ha valore in sé e per sé, indipendentemente dal tornaconto’.
Gli insegnanti devono parlare ai ragazzi
Ferrarotti sottolinea come sia ‘giusto aumentare gli stipendi e anche il numero di aule e dare spazi o dare gli strumenti adeguati a insegnanti e studenti.’ Inoltre, ‘oggi i professori dipendono troppo dagli strumenti tecnici. Bisogna, invece, riscoprire la parola come strumento comunitario. Il logos è l’unificazione del rapporto umano, questo è il punto. Gli insegnanti devono parlare ai ragazzi. Fare lezione vuol dire creare un rapporto con loro e per entrare in relazione con i giovani è essenziale innanzitutto avere le parole adatte.’
‘Sono i giovani in questo momento i più fragili, non i vecchi’
‘Andare a scuola – ha dichiarato Ferrarotti a ‘La Stampa’ – non vuol dire solo andare ad ascoltare una lezione, ma è il brusio, il calore del gruppo, è lo stare insieme che forma e fa crescere. Sono i giovani, quindi, in questo momento i più fragili, non i vecchi.’