Riapertura scuole, il cane che si morde la coda: cosa è cambiato?

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La misura sulla riapertura delle scuole inserita nell’ultimo decreto del Governo Draghi, detto decreto Riaperture, ha incontrato l’opposizione di molti. Il problema principale resta la sicurezza. Sì, perché come affermato dalla Gilda degli Insegnanti, ‘la ripresa delle lezioni in presenza avviene con dati peggiori di quando sono state interrotte’.

Riapertura scuole tra classi pollaio e dati incerti

L’urgenza di riaprire le scuole per tutti è dettata dal fatto indiscusso che la vera scuola è in presenza. E su questo siamo tutti d’accordo, dal Governo al singolo alunno (sebbene alcuni per comodità preferiscano la DAD).

Ma riaprire senza aver apportato le necessarie modifiche e aver risolto le problematiche legate alla sicurezza per la salute, forse non è una scelta particolarmente saggia.

Scuola in presenza, cosa è cambiato?

La realtà è che tutti i tavoli di confronto, i vari protocolli e proclami sul ‘cambiare la scuola‘ per permetterne la riapertura, non hanno portato in pratica a nulla.

  • i trasporti restano un problema per la popolazione studentesca che si mobilita, dove tenere la distanza è un’utopia;
  • le classi non sono state ridotte e restano ‘pollai’;
  • il protocollo di sicurezza non è stato aggiornato;
  • gli spazi non sono aumentati;
  • fare lezione all’aperto, al momento, non è nemmeno un’opzione;
  • rispettare la distanza (affermazione dei presidi) è impossibile se tutti gli studenti sono a scuola;
  • il metodo di tracciamento per avere dati certi sui contagi, a distanza di un anno, è ancora da scoprire;
  • la vaccinazione del personale scolastico non è stata completata;
  • i tamponi rapidi alla popolazione studentesca non sono stati applicati a dovere.

In sintesi: che differenza c’è fra il rientro in classe oggi, e il restare in presenza nei mesi scorsi? Come dare torto alla posizione di Regioni e sindacati, che avevano detto un no alla riapertura in queste condizioni?

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