Oggi abbiamo chiesto all’ex sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi la sua opinione sui test salivari a scuola in vista della riapertura di settembre e sul dibattito in corso in merito alle assunzioni per il prossimo anno scolastico. Toccafondi ha sottolineato l’urgenza di una soluzione per entrambe le questioni.
Test salivari a scuola, Toccafondi: ‘partire da subito’
Si parla molto dei test salivari a scuola, soprattutto in vista della riapertura delle scuole a settembre 2021. Abbiamo chiesto a G. Toccafondi:
In merito alla riapertura delle scuole, si è parlato molto dei test salivari. Secondo Lei, si potrà partire a settembre con un piano adeguato?
“Dobbiamo partire da subito non a settembre. Finalmente la scuola riapre ma, facendo tesoro dei mesi precedenti, il punto è aiutarla a rimanere aperta. Test rapidi, tracciamento, quarantene gestite dalle autorità sanitarie e non lasciate all’auto gestione dei singoli sono fondamentali. Così come auspico che siano consentiti quanto prima i test salivari che sono veloci e aiutano soprattutto i più piccoli.
Insieme a questo è fondamentale investire sul trasporto pubblico e richiamare tutti al senso di responsabilità perché abbiamo capito che nelle scuole le regole e il distanziamento sono rispettati. Nei mezzi pubblici senza investimenti non sempre questo è possibile e fuori dal perimetro della scuola non sempre le norme sono seguite”.
Assunzioni, tutti in cattedra a settembre? E gli stipendi?
II capogruppo di Italia Viva in Commissione Cultura alla Camera, ci ha dato la sua opinione anche sul dibattito in merito al futuro reclutamento e alle assunzioni di settembre e all’aumento degli stipendi.
Il ministro Bianchi si è posto come obiettivo la copertura totale delle cattedre a settembre. Cosa ne pensa del dibattito relativo all’assunzione per titoli e servizi piuttosto che tramite la selezione per concorsi?
“Ha ragione il ministro, l’obiettivo deve essere il regolare inizio del prossimo anno scolastico e noi lo diciamo da almeno un anno, visto il disastro dell’avvio dell’anno in corso. Va fatto tenendo ben presente che la scuola ha bisogno di insegnanti motivati e selezionati e non dimenticando neppure che 500 mila persone da un anno studiano per due concorsi, quelli ordinari, che sono stati banditi. Ascolteremo le proposte del ministro e saremo pronti a dare il nostro contributo.
Dobbiamo poi constatare che il decreto 44/2021 semplifica sì i concorsi ma rischia di tagliare fuori i più giovani e per questo mi auguro che quella strada non venga intrapresa senza gli opportuni accorgimenti a tutela di questi ultimi.
Oltre all’immediato e al regolare avvio dell’anno scolastico occorre infine, da subito, pensare alle modalità che meglio tengono insieme percorso formativo di qualità e regolarità dei concorsi ogni uno o due anni. Ad oggi, dopo che Bussetti ha cancellato il FIT senza prima aver trovato un’alternativa, non abbiamo formazione e non c’è nessuna programmazione: così il precariato non diminuisce, anzi è cresciuto come mai prima. E a farne le spese sono i ragazzi almeno quanto i precari.
Gli insegnanti si aspettano un congruo adeguamento di stipendio: cosa possono aspettarsi dal Recovery Plan?
“Il livello stipendiale degli insegnanti italiani deve essere rivisto. Siamo un paese che non investe abbastanza sui docenti e quindi sulla qualità del percorso educativo. Dobbiamo fare di più sugli stipendi in generale ed in particolare sui salari degli insegnanti che svolgono più attività .
Le risorse del Recovery però, dobbiamo dirlo, non sono risorse per spesa corrente ma per investimenti ed in particolare investimenti strutturali, quindi le risorse vanno trovate altrove”.