Piano estate 2021, Alfonso D'Ambrosio: 'Emergono tre principali criticità' (VIDEO INTERVISTA)

Piano scuola estate 2021, si continua a parlare dell’iniziativa lanciata dal Ministero dell’Istruzione, dal prossimo giugno fino alla ripresa delle lezioni, a settembre. Ne abbiamo parlato con il dirigente scolastico Alfonso D’Ambrosio, preside dell’Istituto comprensivo di Lozzo Atestino, che ringraziamo sentitamente per la Sua cortese disponibilità.

Piano estate 2021, Alfonso D’Ambrosio: ‘Nella nostra scuola lo abbiamo chiamato Patto educativo di comunità’

Abbiamo chiesto ad Alfonso D’Ambrosio un suo giudizio sul Piano Scuola estate.

‘Nella nostra scuola non l’abbiamo chiamato Piano estate ma un Patto educativo di comunità, io lo definisco così, ‘quando la scuola si abita e si fa abitare dal territorio’. La gestione di un Patto educativo di comunità non può che avvenire attraverso una burocrazia snella perché snelli devono essere gli accordi tra Comuni, tra le Associazioni che hanno già una burocrazia di per sé complessa. Un patto scuola che passa attraverso i PON, a mio parere, taglia tutte le associazioni del territorio. Questa è la prima grande criticità. Noi con 5700 euro abbiamo erogato un’offerta formativa di 180 euro a pagamento e 240 gratuite più 15mila euro per comprare aule all’aperto e altro, quindi noi con 20mila euro abbiamo preso molte più cose rispetto a un PON.’

D’Ambrosio: ‘Emergono tre criticità’

‘Poi c’è una seconda criticità – continua il preside D’Ambrosio – Io capisco che questi sono fondi avanzati da PON, però si poteva intendere una procedura diversa: un piano siffatto non garantisce continuità o stabilità per quella che, secondo me, è una delle operazioni più belle e innovative della scuola post Covid. Io credo che noi tutti siamo d’accordo che tenere aperte le scuole ad attività extra è una grande impresa etica: il problema è che con fondi da 320 milioni di euro, quota parte dei 510 milioni, questo non potrà essere fatto l’anno prossimo. Anche il decreto Ristori è un ‘una tantum’. Io avrei detto: diamo un ampliamento del fondo di funzionamento per la scuola, dell’ampliamento dell’offerta formativa e mettiamo a sistema una cosa che è molto bella però con fondi certi.

Bene, però dotate le segreterie di personale in più. Ad esempio, noi abbiamo il personale Covid, noi tutti abbiamo interesse a tenerlo e anche loro hanno piacere a continuare. 

La terza criticità è quella forse più importante: i Patti educativi di comunità non si improvvisano in un mese. Noi abbiamo dovuto far firmare un Patto dai Comuni e non è assolutamente banale, perché se si tratta di Comuni da 1000-2000 abitanti è un conto, ma se parliamo di Comuni da 100mila abitanti oppure un milione di abitanti è un altro conto. Il Patto, quindi, si riduce a diventare un qualcos’altro. 

Il problema è che, entro la chiusura del PON, il 21 maggio, non ci sono i tempi. Poi, qualora i docenti dicessero ‘Noi non siamo disponibili’, non dico che sarebbe un bene ma sarebbe un vantaggio coinvolgere nei Patti educativi qualcos’altro rispetto ai docenti. Cioè, i docenti entrano nella progettazione ma poi possiamo cambiare il viso, cioè non teniamo maestre o insegnanti che abbiamo visto per un anno intero online o in presenza.’

‘Avrei preferito che parte di questi fondi andassero al personale o a sistemi di sanificazione’

‘Se fossi un insegnante – conclude Alfonso D’Ambrosio – sarei tranquillo nel dire di non voler partecipare ai Patti educativi, non è un fallimento per la scuola, non li chiamerei come ‘scuola estiva’ o ‘centro estivo’ ma con il loro nome. Rimangono comunque dei problemi da risolvere: nella mia scuola, per esempio, il 43 per cento dei docenti è precario e quindi io avrei preferito che parte di questi fondi andassero sul personale, parte sui sistemi di sanificazione o su altro.

Qui sotto potrete seguire la versione integrale della video intervista ad Alfonso D’Ambrosio.