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Riforma pensioni 2022: tra le proposte dei sindacati rimangono sul tavolo Quota 41 e la flessibilità in uscita dai 62 anni. Ecco cosa potrebbe cambiare a partire dal prossimo anno.

Riforma pensioni 2022 tra Quota 41 e flessibilità in uscita

Per far fronte allo scalone di 5 anni che potrebbe verificarsi dopo la scadenza di Quota 100, i sindacati stanno cercando ormai da tempo di aprire un dialogo con il Governo.

A tal proposito, si è anche parlato di estendere la platea di Quota 41, la misura al momento destinata ai lavoratori precoci.

L’obiettivo delle diverse parti sociali sarebbe, infatti, quello di garantire la flessibilità in uscita a tutti i lavoratori attraverso due possibili strade:

  • pensione anticipata per tutti raggiungibile con 41 anni di versamenti contributivi;
  • uscita flessibile con il compimento dei 62 anni in continuità con Quota 100.

Di fatto, ad oggi, sembrerebbero essere queste le proposte che più convincerebbero il Governo per il post Quota 100. Ed è, quindi, altamente probabile che il prossimo confronto tra il ministro del Lavoro Andrea Orlando e i sindacati, che dovrebbe avere luogo a metà mese, verterà proprio su questi argomenti.

L’altro lato della medaglia: l’occupazione giovanile

Se da un lato, dunque, c’è sul piatto della bilancia un abbassamento dell’età pensionabile, dall’altro ci sarebbe la questione relativa all’occupazione giovanile.

L’uscita anticipata di migliaia di lavoratori permetterebbe, infatti, un maggiore ricambio generazionale. Soprattutto dal momento che la disoccupazione giovanile ha raggiunto al momento i minimi storici.

Per questa categoria di lavoratori i sindacati vorrebbero, inoltre, chiedere un assegno di garanzia per andare ad integrare i ridotti assegni pensionistici attualmente calcolati.

Per ulteriori informazioni non ci resta che attendere il prossimo confronto tra Governo e parti sociali.