Settimana mondiale sulla sicurezza stradale: un’occasione per non dimenticare, anche a scuola, le vittime della strada

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Dal 17 al 23 maggio 2021 in tutto il mondo si tiene la Settimana Globale della Sicurezza Stradale, istituita da ormai 15 anni.

E per l’occasione la tematica, da diversi anni, è stata portata nelle scuole, in cui vengono dedicate brevi lezioni, spesso con la collaborazione della polizia locale.

L’intento è quello di avvicinare gli studenti di ogni ordine e grado ad una problematica che ogni anno affligge il nostro Paese, portando ad incidenti, feriti e, purtroppo, anche a decessi.

La sensibilizzazione sulla sicurezza stradale andrebbe però rafforzata, a partire proprio dall’ambito scolastico, per meglio spiegare i rischi, i pericoli e riportando anche testimonianze concrete di chi ha avuto vittime in famiglia di omicidi stradali.

Proprio su questi aspetti ( e non solo) si sta battendo Maria Grazia Carta, insegnante precaria della periferia di Roma, che nel 2019 ha perso suo figlio, Davide Marasco, vittima di un pirata della strada. E lo vuole fare, in particolare, nella settimana dedicata alla sicurezza stradale.

Storia di una vita spezzata

Il racconto dell’incidente ci arriva proprio da Maria Grazia Carta, che spiega tutto il suo dolore di mamma e tutta la delusione nei confronti di un sistema giudiziario troppo “tenero” nei confronti di chi si macchia di omicidio stradale, e di istituzioni, a suo avviso, troppo assenti, che dovrebbero anche educare, in maniera più incisiva, già a partire dalle scuole.

Davide Marasco, giovane padre, è stato travolto in scooter nella notte del 27 maggio 2019, mentre si stava recando al suo lavoro di panettiere. Il pirata della strada, un albanese ubriaco, lo ha investito a gran velocità, come dimostrato anche dal referto autoptico, mentre percorreva contromano via Casilina a Roma. L’investitore non gli ha nemmeno prestato soccorso, e Davide è rimasto colpito a morte sull’asfalto.

A ciò si è aggiunto l’ulteriore dolore di apprendere la notizia diverse ore dopo e tramite i social.

“Mai mi sarei immaginata di trovarmi a toccare con mano la più inumana delle assenze istituzionali. Nessuno si è fatto carico di avvisare noi familiari della morte di un ragazzo di 31 anni, giustificandosi dietro una prassi burocratica incomprensibile nell’era digitale. Nessuno ha pensato che quella creatura che giaceva sull’asfalto priva di vita avesse una mamma, una famiglia che lo amava e lo ama ancora. Nessuna umanità ancora una volta gli è stata dovuta così come a tante altre vittime. Ancora oggi, nonostante le mie più disparate interviste alle radio, articoli di giornale nazionali e locali, abbiano dato voce alla mia rabbia e indignazione; le istituzioni preposte non si sono presentate ad offrire a me e a mio figlio l’attenzione, il rispetto e il sostegno che questa tragedia umana consumatasi in territorio romano merita.

Forse perché è diventata prassi quotidiana questo trattamento alla quale sono già stati sottoposti altri familiari e altre vittime del lavoro e dalla strada. “

Queste le parole di sfogo di Maria Grazia, a cui ne sono seguite altre, altrettanto dure:

“Quanto d’incomprensibile e inaccettabile (come una morte ingiusta) a causa dell’incuria istituzionale devono vedere ancora i cittadini? Le persone oneste, i bambini stessi che incontro chiedono attenzione e considerazione. Una buona madre questo lo sa! Povera o ricca di qualunque etnia o religione, una madre presta attenzione e premure, protegge soprattutto e accetta ogni sfida per amore dei propri figli. Le istituzioni questo non lo fanno, se quello che mettono in campo è assenza e indifferenza davanti a delle tragedie sempre più frequenti e che semplicisticamente e superficialmente vengono fatte cadere nel dimenticatoio. Le istituzioni, gli uomini di legge devono farsi carico di tragedie che possono e devono essere evitate, perché i potenziali omicidi non vanno lasciati liberi di circolare, le strade e i ponti necessitano di controlli accurati perché si muore anche di questo.

Gli assassini stradali vanno condannati duramente, ma vanno anche condannati tutti coloro che responsabili della nostra sicurezza si gireranno dall’altra parte. Davide, come tutte le altre vittime della strada, non sarà dimenticato e le istituzioni e gli uomini di legge dovranno farsi carico di una tragedia annunciata”.

Una maggiore consapevolezza sulla sicurezza stradale a scuola. L’appoggio anche di ANLI

Maria Grazia ha concluso sottolineando, ancora una volta, l’indifferenza istituzionale:

“Non smetterò mai di lottare perché mio figlio e tutti quelli che non hanno più voce abbiano giustizia, affinché gli assassini siano puniti in maniera esemplare e le condanne servano da monito a chi con superficialità si mette alla guida, a chi crede di farla franca davanti a crimini efferati, a chi usa la vita degli altri come un oggetto, a chi parla senza rispetto incurante delle persone e a chi è sordo alle necessità dei cittadini.“

Dalla morte di Davide è seguito un iter giudiziario che ha portato alla condanna in primo grado del pirata della strada a 7 anni e 2 mesi in rito abbreviato. Una piccola vittoria sembrerebbe, ma questa ‘mamma coraggio’ non si è fermata. È pronta a continuare la sua battaglia nelle aule di tribunale, oltre che nell’ambito scolastico, dove vuole portare la sua storia come già sta facendo, con incontri nelle scuole romane avente ad oggetto proprio la sicurezza stradale, in memoria di Davide Marasco. Ma anche stimolando l’attenzione delle istituzioni.

Maria Grazia Carta infatti chiede, non solo che si sensibilizzi maggiormente sulla sicurezza stradale nelle scuole, ma che le istituzioni ricordino tutte le vittime della strada non riducendone il tutto ad una mera passerella solo per mettersi in mostra, e che invece pongano un maggior accento sulla prevenzione e sulle condanne. Iniziativa, questa, supportata anche dall’Associazione Nazionale Liberi Insegnanti (ANLI).

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