Save the Children
Save the Children ha pubblicato una rilevazione che conferma la povertà educativa digitale dei nostri ragazzi.

Save the Children certifica una povertà generazionale e diffusa dei nostri ragazzi. Ovviamente il digitale non poteva essere escluso. Interessante il riconoscimento dell’apporto educativo del virtuale.

Save the Children e il disastro educativo prodotto dal Covid

Save the Children Ong (Organizzazione non governativa) ha certificato lo tsunami che si è abbattuto sui nostri ragazzi (Rilevazione impatto del Coronavirus e povertà educativa 2020). Meno evidente dei danni sanitari, ma sicuramente rappresenta una cicatrice importante. Gli effetti devastanti, già presenti oggi, sono ben descritti nella pubblicazione “Bambini, adolescenti e Covid-19” (Erickson, 2021). Essi riguardano tutto il minore, inteso come unità psicosomatica che apre anche all’emotività, affettività e stati d’ansia. Purtroppo questo disagio derivato dalla chiusura delle scuole sembra non più interessare i mass media. Una volta aperte tutte le scuole, i problemi sono improvvisamente svaniti. Il risultato è evidente: scarsa visibilità = scarsa percezione del problema.
Tuttavia, l’operazione di rimarginazione della cicatrice non potrà essere lasciata alle sole famiglie (Cuzzocrea 2021), ma dovrà tradursi in una progettualità diffusa.

La connotazione educativa del digitale

Fatta questa premessa generale, rilevante il rapporto sulla povertà educativa digitale (4 giugno) pubblicato da Save the Children. Innanzitutto il riconoscimento del digitale come un’opportunità formativa, colloca l’attività su un livello diverso dalla semplice acquisizione di procedure e strumentalità. Siamo su un piano superiore, molto vicini alla saggezza digitale ipotizzata da M. Prensky. Il suddetto profilo va oltre la definizione poco pedagogica del ragazzo come nativo digitale. È lo stesso studioso a definire il campo semantico della felice espressione: “Nel futuro, grazie alla tecnologia, i cercatori di saggezza beneficeranno di un accesso istantaneo e prima inimmaginabile a discussioni planetarie, a tutta la storia, a tutto quanto è stato scritto…Come e quanto essi faranno uso di tali risorse, come le filtreranno alla ricerca di ciò di cui avranno bisogno, e come la tecnologia li aiuterà, avranno un ruolo molto importante nel determinare la saggezza delle loro valutazioni e delle loro decisioni.”

La rilevazione di Save the children e l’importanza dei dati

Questa è la cornice che spiega la connotazione educativa del digitale, che ha il merito di liquidare la sterile accusa di una pericolosa colonizzazione della scuola operata dal virtuale.
Ma andiamo alla rilevazione di Save the Children. Il Web è disseminato di briciole di pane, afferenti i nostri dati personali. Essi rappresentano l’oro del XXI° secolo. Nel Web costituito da applicazioni, servizi e programmi gratuiti, la merce siamo noi!
Il trattamento di questi dati spesso risulta pericoloso da parte dei ragazzi. Si legge nella rilevazione che solo “un terzo o meno del campione si dichiara preoccupato dalla possibilità di pubblicare dati sensibili o dare una visione sbagliata di se stessi, o ancora essere vittima di episodi di cyberbullismo, meno di un quarto di non sapere riconoscere notizie false o ricevere immagini o commenti non graditi.”

Ai nostri ragazzi mancano le competenze di gestione delle informazioni

Spesso i ragazzi sono presentati con competenze alte. L’espressione nativi digitali (M. Prensky) facilita questa percezione, dimenticando che essa si riferisce solo a una condizione temporale. La rilevazione di Save the Children conferma la situazione che però risulta ottimistica, rispetto ad altre ricerche. “Dai risultati della ricerca, emerge che circa un quinto (20.1%) dei minori Non è in grado, ad esempio, di identificare una password sicura, oppure condividere lo schermo durante una videochiamata, inserire un link in un testo, scaricare un file da una piattaforma della scuola, utilizzare un browser per l’attività didatticaquasi la metà degli studenti non è in grado di riconoscere una fake news riguardante l’attualità“.