Ministero dell'Istruzione
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Scuola, la questione riguardante il mancato riconoscimento del punteggio per gli assistenti di lingua italiana all’estero non può essere messa nel dimenticatoio: ne abbiamo parlato con due insegnanti che stanno prestando il loro servizio in Francia.

Le due docenti, dopo un confronto con altri colleghi assistenti impegnati in Francia, hanno scelto di farsi portavoce di una richiesta collettiva ovvero chiedere che la loro esperienza possa ottenere visibilità.
Un’esperienza che, come ci hanno raccontato, ha rappresentato moltissimo per quanto riguarda la loro crescita personale e professionale, soprattutto perché svolta in piena pandemia.

Ed ecco perché rappresenta un’ingiustizia il fatto che il servizio prestato all’estero non venga affatto riconosciuto al rientro in Italia, per quanto concerne il punteggio per l’inserimento nelle GPS

Assistenti di lingua italiana all’estero: ‘Decidiamo una volta per tutte qual è il valore del nostro servizio’ (Intervista)

‘Inizierei spiegando qual è il problema, il motivo per il quale abbiamo chiesto di parlarne – hanno esordito così le due docenti – Noi, l’anno scorso, siamo partite per la Francia come assistenti di lingua italiana. Fino all’anno scorso, il servizio consentiva di accumulare fino a tre punti all’interno delle graduatorie provinciali. Tornando, poi, in Italia dopo un anno si avevano questi tre punti che potevano essere utilizzati, capitalizzati per le graduatorie.

L’anno scorso, però, l’ex ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha cambiato idea e ha ‘pensato bene’ di non assegnare più alcun punteggio a questo servizio. 

Quindi, noi e le altre colleghe e colleghi siamo partiti con la consapevolezza, però, che al nostro rientro in Italia avremmo avuto sostanzialmente ben poco in mano. Ci teniamo a precisare, comunque, che l’esperienza in sé é talmente bella che non si riduce assolutamente alla questione dei tre punti per le graduatorie provinciali.

Però, il discorso è un altro: bisognerebbe decidere, una volta per tutte, quale valore si vuole riconoscere a questa attività di assistenti di italiano all’estero, anche perché l’assistente italiano che parte per l’estero rende un servizio al proprio Paese, nel senso che, se io vado in una nazione straniera, in questo caso la Francia, ma potrebbe essere il Regno Unito, la Germania, la Spagna etc…posso, comunque, contribuire a motivare, ad alimentare l’interesse dello studente verso la lingua e la cultura italiana.

Questo significa che un domani, quello studente potrà anche decidere di formarsi in Italia e tutto questo potrà avere anche un riscontro economico.’

‘Il nostro lavoro non viene assolutamente gratificato, bisogna cambiare le regole e renderle più giuste’

‘Il problema è che quello che noi facciamo non viene assolutamente gratificato – sottolineano le due insegnanti – un lavoro che, comunque, viene fatto anche nell’interesse del nostro Paese. Anche se poi, alla fine, senza un concorso non si ha la possibilità di entrare nel mondo della scuola in maniera stabile, sappiamo bene che i tre punti non fanno una grossa differenza. 

Però, tutto il discorso che noi due facciamo, a nome di tutta la categoria, è che questi tre punti rappresentano un simbolo. Fosse anche solo un punto, ma non attribuircene nessuno è davvero triste e scoraggiante. Così si svaluta completamente il lavoro che noi facciamo, tanto più che siamo partite per la Francia in piena pandemia: questo vuol dire che abbiamo una fortissima motivazione, un fortissimo desiderio di prestare questo servizio, nonostante il Covid. Bisogna tenere conto anche di questo. Bisognerebbe cambiare le regole del gioco qui in Italia – concludono così le due assistenti di lingua italiana all’estero – renderle un po’ più giuste anche per noi.’