Dirigenti Scolastici, tutte le beghe del ministro Bianchi: migliaia i ricorsi, non solo il Green Pass
Dirigenti Scolastici, tutte le beghe del ministro Bianchi: migliaia i ricorsi, non solo il Green Pass

Rese note le motivazioni che hanno condannato una maestra a un anno di carcere per il caso del bambino di 5 anni e mezzo che ha perso la vita precipitando dalle scale. L’episodio accadde presso la scuola elementare Pirelli di Milano. Le motivazioni sono state esposte dal gup Elisabetta Meyer. Nel documento è possibile leggere: “Si reputa che il tragico evento rappresenti la concretizzazione del rischio massimo che le norme cautelari” erano finalizzate “a prevenire”. Inoltre l’evento “non si sarebbe verificato se l’imputata avesse agito nel rispetto” di due norme scolastiche riguardo all’obbligo di vigilanza degli alunni, che la stessa insegnante aveva sottoscritto.

Bimbo deceduto a scuola: maestra condannata a un anno di carcere

Riguardo alla tragica vicenda accaduta a Milano, una delle due maestre imputate per omicidio colposo è stato condannata a un anno di reclusione. Il bimbo perse la vita dopo essere precipitato nella tromba delle scale dell’istituto. L’episodio avvenne il 18 ottobre di due anni fa. Il piccolo cadde da un’altezza pari a circa dieci metri. Inutili i soccorsi, seppur immediati. il bambino spirò, infatti, dopo quattro giorni in ospedale. Le ferite riportate dal sinistro erano troppo gravi.

Le altre imputate

Come leggiamo da Ansa, la gup Elisabetta Meyer ha ratificato il patteggiamento nei confronti della bidella, anche lei imputata, a due anni di reclusione. Ve ne è poi una terza, l’insegnante di sostegno. La stessa risulta attualmente essere a processo con rito ordinario. Meyer scrive: “Non si può all’evidenza invocare l’imprevedibilità della condotta” del piccolo poiché “la normativa interna che disciplina i comportamenti degli insegnanti è tesa a prevenire l’esposizione al pericolo degli alunni, soprattutto dei più piccoli”.

E “neppure l’altezza del parapetto (102 centimetri) anche se “non conforme a quella prevista dal regolamento edilizio del Comune di Milano (110 centimetri) può escludere l’imputazione dell’evento”. Concesse all’imputata, da parte della gup, le attenuanti generiche. Questo per il “suo leale comportamento processuale”. Si precisa inoltre che l’imputata si “è sostanziata dell’abbandono a se stesso del piccolo, un bimbo che non aveva ancora compiuto sei anni descritto come un po’ ansioso e poco sicuro di sé, che era stato avviato all’esperienza, nuova sotto ogni profilo, della scuola elementare da poco più di un mese e aveva manifestato le proprie difficoltà emotive nei primi giorni di frequenza”.

La bidella chattava col cellulare

La maestra avrebbe dovuto vigilare. La bidella, invece, non avrebbe “mai preso in carico il bambino”. Quest’ultima sarebbe stata “impegnata a chattare con il proprio telefono cellulare”. Inoltre, la donna “ha certamente mentito quando ha dichiarato di essersi spostata nel corridoio per assicurarsi che il piccolo fosse rientrato in classe ma in quel momento vedeva un’ombra cadere verso il basso e un tonfo sordo”. Secondo l’obbligo di vigilanza sugli alunni per l’anno scolastico 2019-2020, nel corso delle ore di lezione “non è consentito fare uscire dalla classe gli alunni, vigilando che l’uscita non si protragga oltre il consentito”. Questa norma decade solo in “casi eccezionali”.