Riceviamo e pubblichiamo un comunicato inviatoci dall’Ufficio Stampa di Italia Viva.
Scuola, Italia Viva: ‘Da ritardi su concorso abilitante danni a paritarie’
“I ritardi nel bando per concorso ponte abilitante previsto nel 2019, due anni fa e ancora in alto mare, mette a rischio i percorsi educativi degli studenti e, nel caso delle paritarie, la loro stessa esistenza”. Lo dichiara Gabriele Toccafondi, capogruppo di Italia Viva in Commissione Cultura alla Camera, a proposito della risposta del Ministero Istruzione a una sua interrogazione.
“Nonostante due anni fa – ricorda – nel Decreto Scuola, sia stato stabilito di fare concorso abilitante, a oggi ancora nessuna data è prevista. Intanto, però, nei vari istituti sempre più insegnanti non hanno abilitazione. Nelle paritarie uno su due ne è privo, e la responsabilità è del ministero. Nel novembre 2018, l’allora ministro abolì il percorso Fit (formazione iniziale e tirocinio), senza prevedere un percorso formativo alternativo.
Nel 2019 nel Decreto Scuola, in attesa di un nuovo percorso formativo e abilitante, era stato previsto un ‘concorso ponte’ per consentire ai migliaia di insegnanti che stanno lavorando di abilitarsi. Un concorso mai partito e che la risposta all’interrogazione di oggi del ministero conferma, non arriverà nei prossimi mesi. Siamo davanti a un paradosso incredibile, specie per le scuole paritarie.
Uno degli elementi di legge per il riconoscimento della parità scolastico di legge sono gli insegnanti abilitati. Ma dal 2018 questi non ci sono perché il ministero non prevede un percorso. Da allora decine di migliaia di insegnanti dalle non statali sono stati assunti nelle statali. Oggi nelle paritarie il 50% degli insegnanti non ha l’abilitazione e le scuole difficilmente possono garantire senza abilitazione un contratto indeterminato”.
“Gli ispettori che annualmente verificano le scuole non statali devono verbalizzare l’assenza dell’abilitazione e questo può portare anche alla perdita della ‘parità’. Una situazione paradossale rispetto alla quale non si intravede una soluzione: il ministero non può alzare le spalle come se il problema non lo riguardasse”, conclude.