L’introduzione del Green Pass scuola da settembre 2021 sta già creando i primi problemi, ma il Governo non fa passi indietro. Il problema più strano nasce dai docenti e ATA che hanno effettuato il tampone, risultato negativo, ma non vengono ammessi a scuola perché l’operatore sanitario ha tardato a fare l’inserimento a sistema che permette di ottenere la certificazione verde. Che si fa?
Green pass scuola: serve un chiarimento
Per avere un green pass valido, docenti e personale ATA devono vaccinarsi, risultare guariti dal COVID o effettuare un tampone valido. Su quest’ultima questione, però, stanno nascendo i maggiori problemi. Primo fra tutti è quello sul costo e la richiesta di renderlo gratuito senza discriminazioni.
Ma fra le problematiche più assurde, c’è sicuramente quella dovuta al tempo che passa tra quando viene effettuato il tampone e la comunicazione per il rilascio del Green pass. Che colpa ha il personale, se la comunicazione avviene in ritardo e, pur avendone diritto, il green Pass non viene attivato da subito?
Al momento, per il Ministero non è il tampone a dare il diritto ad entrare a scuola, ma l’attivazione del Green pass tramite tampone. I dirigenti si stanno trovando in difficoltà, costretti a respingere tutti coloro che non hanno la certificazione verde valida. Qualcuno sta pure sporgendo denuncia.
Tamponi e green pass in ritardo: quale soluzione?
L’unica soluzione al problema è che vi sia un chiarimento del Ministero o addirittura una modifica della norma sul Green Pass. Una disposizione chiara che leghi l’entrata a scuola al possesso di un certificato di tampone negativo, piuttosto che al codice QR del green pass. Poi, la scuola avrà 40 ore di tempo per verificare che il tampone sia valido.
Sembra che qualcosa si stia già muovendo, in tal senso. Si sta discutendo un alleggerimento della norma. Nel frattempo, continua la lotta in tribunale per l’abolizione del Green Pass.