Classi pollaio, non è sufficiente il Pnrr per abolirle

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Classi pollaio, il PNRR prevede la loro abolizione. È una buona notizia. Occorre però intervenire anche sul piano legislativo, coinvolgendo quindi il Governo e il Parlamento

Classi pollaio, qualcosa si muove

Classi pollaio, si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel. Dopo dodici anni di annunci a vuoto, tentativi falliti
(Proposta di legge-Azzolina, 5 luglio 2018) e soluzioni lasciate all’andamento demografico, Patrizio Bianchi ha avviato il processo di abolizione, grazie ai finanziamenti del PNRR.


La riforma, come ha dichiarato Il Ministro, parte dalla prospettiva di rimettere “al centro le persone quindi gli studenti e i docenti”. Una dichiarazione che si contrappone alla prospettiva liberista e monetarista espressa dal duo Gelmini-Tremonti (2008-09).


Il Ministro Bianchi contestualizza la controriforma per ritornare a numeri accettabili, puntando anche su altri elementi critici. “C’è una riflessione sul dimensionamento delle scuole, dobbiamo tornare ad avere un dimensionamento più gestibile, troppa concentrazione sui capoluoghi, non solo la numerosità notevole delle scuole tecniche professionali ma anche le difficoltà legate alla denatalità“.

Il sostegno del M5s

Ovviamente alla riforma è particolarmente interessato il M5s. Non poteva essere diversamente, dopo lo stop in commissione Cultura della Camera dei Deputati (gennaio 2019) al Progetto di legge Azzolina. Allora V. Aprea (FI) e A. Ascani (PD) avanzarono problemi di compatibilità finanziarie.
Per gli stessi motivi L. Azzolina, quando ha ricoperto il ruolo di Ministra, ha dovuto arrendersi e quindi abbandonare la sua battaglia identitaria. La sua resa conferma che la scuola per il mondo politico non è così importante, come spesso è dichiarato.

Abolizione classi pollaio, il percorso però non è lineare

Il percorso però non si presenta lineare. Ci sono diverse curve e punti critici che occorre superare per vedere l’obbrobrio pedagogico delle classi pollaio definitivamente messo da parte. Il principale problema conduce all’aspetto legislativo. A breve, infatti occorrerà presentare un provvedimento di legge che abolisca la Legge 133/08 e il suo derivato D.P.R. 81/09. In uno stato di diritto si procede in questo modo.

Non a caso lo scorso anno L. Azzolina dovette presentare una deroga ai suddetti provvedimenti per permettere la suddivisione delle classi in gruppi. La soluzione fu possibile grazie all’assunzione a tempo determinato di personale aggiuntivo.

Il provvedimento, quindi dovrà passare al vaglio del Governo e del Parlamento, dove sono presenti due forze politiche (FI ex PdL, Lega allora Nord) che nel 2008 avvallarono la soluzione Gelmini-Tremonti. Quale sarà la loro posizione? Sosterranno il provvedimento “senza ma e senza se“, rinunciando ad ogni forma di ostruzionismo? Tenendo presente alcune scadenze, come la votazione della Legge di Bilancio 2022, l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica e la possibile interruzione della legislatura, i tempi sono stretti. Direi strettissimi per far partire la riforma già con l’a.s. 2022-23. In caso di un nuovo Parlamento a trazione destra, poi i problemi aumenteranno.

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