Nella prossima riforma del reclutamento nella scuola, diremo addio ai 24 CFU per insegnare? La questione è stata sollevata alcuni giorni fa, dopo le dichiarazioni del Ministro Bianchi che hanno lasciato intendere un cambiamento. Al momento non vi è alcuna certezza, ma possiamo riassumere quello che finora conosciamo.
Reclutamento e 24 CFU oggi
Al momento i 24 CFU, introdotti nel 2017, sono una componente necessaria per accedere ai concorsi scuola. Infatti, i bandi dei concorsi ordinari (il cui avvio è ancora atteso), li prevedono come requisito.
I 24 CFU servono anche per entrare nella seconda fascia delle GPS e ottenere incarichi di supplenza. Moltissimi docenti li hanno acquisiti a pagamento, pur di poter accedere al concorso o alla II fascia delle GPS. E nel futuro? Non serviranno più?
Secondo una recente sentenza, uniti alla laurea dovrebbero anche garantire l’accesso alla prima fascia delle GPS come titolo abilitante.
Riforma del reclutamento, le parole di Bianchi
Alcuni giorni fa, durante la conferenza stampa su istruzione e ricerca nel PNRR, Patrizio Bianchi ha parlato della riforma del reclutamento degli insegnanti.
“Per quanto concerne la scuola primaria preciso che c’è già una laurea abilitante, ma in generale per il reclutamento stiamo lavorando puntando molto sulle competenze, che poi sono quelle pedagogiche della professione insegnante. Ciò significa selezione basata, non solo su competenze strettamente disciplinari, ma anche su competenze provenienti dal tirocinio.”
La scorsa , sempre il Ministro aveva dichiarato che 24 CFU “non rappresentano il modello più corretto per diventare insegnante”.
Un eventuale addio ai 24 CFU, quindi, seguirà l’introduzione della laurea abilitante. Per il concorso 2020, nulla dovrebbe variare, a meno che non arrivino novità dell’ultimo minuto. Al momento, restano.