Emergenza stipendi: ‘è una vessazione, inaccettabile’ (INTERVISTA a P. Turi, Uil scuola)

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La retribuzione del personale docente e ATA della scuola è al centro delle discussioni fra sindacati e Ministero: gli aumenti degli stipendi previsti, sono troppo bassi. Ma non solo. I provvedimenti in legge di Bilancio destinati al mondo scolastico sono considerati insufficienti. Ne abbiamo parlato con Pino Turi, segretario generale della UIL scuola, dopo la notizia di ieri della proclamazione dello stato di agitazione.

Stipendi docenti e ATA: una retribuzione inadeguata

Per quale motivo, quando si tratta di retribuzione, docenti e ATA della scuola vengono puntualmente ignorati, nonostante le promesse fatte? E’ la prima domanda che abbiamo posto a Pino Turi.

L’assenza di un adeguato aumento della retribuzione per il personale della scuola, torna ad essere emergenza vera. Com’è possibile che ogni volta docenti e ATA vengono ignorati? Le promesse non erano altre?

“Esiste certamente un’emergenza stipendiale che si trascina negli anni, tanto che la media delle retribuzioni del personale della scuola (dati ARAN) in relazione agli stipendi dei colleghi della Pubblica Amministrazione, fa registrare un divario del 16% (una media di 340 euro mensili) pur vantando al suo interno la maggior parte di laureati. Differenza che si raddoppia se paragonata ai colleghi europei.

La Legge di Bilancio non solo mette a disposizione risorse insufficienti per ridurre, o almeno attenuare queste inaccettabili differenze, ma le allarga riconoscendo agli altri settori pubblici incrementi di stipendio maggiori di quelli del comparto.

Una situazione tanto inaccettabile quanto punitiva, visto che le risorse a disposizione (poche, a rate e per pochi) sarebbero finalizzate all’erogazione di premi ai docenti. Lo ripeto: molto pochi, non per tutti, a premio per alcuni.
Analogamente per il personale ATA, non sono chiaramente indicate cifre aggiuntive.

Come sia possibile che nella narrazione governativa si parli di investimenti e di riconoscimenti economici, senza riscontri concreti è proprio ciò che chiederemo in sede di conciliazione. Vedremo anche le forze politiche come si esprimeranno nei confronti di ciò che, ai nostri occhi, è una vera e propria vessazione“.

Le lacune della legge di Bilancio

Abbiamo poi chiesto a Pino Turi, di elencarci le lacune principali della legge di Bilancio, oltre le retribuzioni.

Quali sono le più gravi lacune, secondo Lei, della Legge di Bilancio per quanto riguarda la scuola?

Mancanza di prospettiva strategica di rilancio della scuola costituzionale di questo Paese, vista sempre come un costo e mai come investimento indispensabile per sostenere le sfide del futuro, dalla transizione ecologica a quella tecnologica per passare a quella digitale.

A noi sembra che si voglia trasformare la scuola in un grande centro di formazione professionale per sostenere il mercato e la produzione, temi di grade importanza, ma che non ci fanno perdere di vista la mission della scuola che non serve solo per trovare un lavoro, ma per educare e selezionare la classe dirigente del Paese.

Si tratta di alimentare la democrazia e la partecipazione. Processo che si può realizzare solo attraverso una scuola libera laica, democratica, peraltro riconosciuta unanimemente dai cittadini italiani che, di anno in anno, nella fiducia nelle istituzioni, collocano la scuola al terzo posto, dopo il Papa e le forze dell’ordine.

La nostra sensibilità politica e sindacale è rivolta ai tanti lavoratori della scuola che ogni giorno svolgono un ruolo che, non è un semplice lavoro ma una funzione statutaria di grade rilievo.

Accanto al riconoscimento sociale, è necessario che si veda anche quello del ministro e del Governo. Non si può lasciare oltre il sistema scuola senza interventi destinati a superare un precariato ormai cronico, a dare l’addio a classi inverosimilmente numerose.

La questione del costo zero

Ogni intervento sulla scuola, invece, viene fatto, rigorosamente a costo zero. E’ il caso, recentissimo, dell’introduzione dell’attività motoria nella scuola primaria, che meriterebbe investimenti aggiuntivi, in termini di ampliamento di organico e di perequazione retributiva per personale che svolge le stesse funzioni con gli stessi requisiti professionali.

Organici e stabilità, insieme allo snellimento e alla sburocratizzazione, sarebbero gli obiettivi di una vera scuola per il Paese di cui nella Legge di Bilancio non vediamo traccia.

Una considerazione ulteriore: anche ciò che non costa è negato al personale. Si pensi alle misure che riguardano la mobilità, le condizioni lavorative che meriterebbero di essere lasciate alla libera contrattazione, piuttosto che alle scelte del Parlamento. Il suo compito dovrebbe essere quello di definire grandi leggi di sistema e non intervenire sulla gestione che spetterebbe al ministro.

Il più delle volte il condizionamento disposto da leggi e leggine stratificate nel tempo, crea disparità di trattamento. Il risultato è quello di interventi, che incidono negativamente nelle situazioni di vita delle persone, come ricordavo nel caso dei vincoli alla mobilità, che impongono ritmi e stress che si potrebbero facilmente evitare attraverso la contrattazione”.

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